Zachar Prilepic nella raccolta di racconti Il peccato ( Voland 2012) subito confessa la colpa che lo ossessiona: la felicità è leggera…il cuore, invece, pesa…Eravamo due esseri senza cuore”. È il modo per dare al lettore la chiave per penetrare nell’universo in via di disintegrazione che caratterizza non solo lui ma anche gran parte delle gioventù della Russia post-comunista, condannata alla precarietà materiale e morale come nel resto d’Europa. Il rimpianto della felicità perduta, la sensazione, forse illusoria, di esserne sfiorati rende gli individui simili gli uni agli altri nonché le stagioni di una medesima esistenza uguali a se stesse: ed è quest’ombra intermittente, pesante come un rimorso, a fare da sfondo ai dieci racconti del trentasettenne autore russo. Continue reading
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