In “Roma” (Guanda, 2009), ultima raccolta poetica di Franco Buffoni, sicuramente uno dei maggiori poeti italiani contemporanei, la città è pensata come un qualcosa di magnetico, antico, a tratti ancestrale. Se tutto nasce da uno spaesamento che possiamo definire “geografico” e “antropologico”, lo sguardo su questa metropoli che si allarga, come una macchia d’olio, a confini sempre più lontani si stringe, per poi allentarsi, su piccoli particolari che contengono al loro interno significati nascosti e, spesso, universali. Continue reading
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