“Il bianco / mi racconta.“. Questo, a mio modesto avviso e parere, è il distico che ‘sintetizza’ l’opera miracolata dal demonio dell’artista Caterina Davinio, “Il libro dell’oppio” (Puntoacapo, 2012); e se pensate che il titolo sia, diciamo, eccessivo, dico che la sua forza è poca cosa nei confronti della poesia che dovrebbe rappresentare: perché i versi, prelevati dagli anni Settanta e Ottanta del millennio scorso, scendono nelle vene alla stregua della materia descritta e riscritta da Davinio. Continue reading
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