Nel 2011 si può ancora fare poesia, buona poesia. “Anima piange” (Edizioni della Sera, 2011), prima silloge del giovane e bravo Paolo Rigo, ne è l’esempio. Il linguaggio poetico appare nella sua forma più nobile, quasi in un gioco “che il subconscio permette per esternare il ribollire frenetico dell’immaginazione“. Cedere e udire altro non deve il poeta. Se accettiamo questo assioma lo dobbiamo esaltare all’eccesso per condurre la realtà nell’immaginazione e viceversa. Continue reading
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