Morte di un casanova di Leonard Cohen (Minimum Fax, 2012) è un corpo contundente, un gioco di specchi, una saetta improvvisa che fa sobbalzare. Non è poesia – come tacitamente si definisce un incrocio di rime, emozioni, suoni – ma è carne lacerata, gimnosperme, ovuli in balia delle intemperie della passione. Troverete tutto il Cohen cantautore in questi versi ma soprattutto un uomo che conosce a menadito il dolore, che scruta con ardore un corpo femminile come se fosse un Caravaggio, che considera il sesso come una religione da osservare, un rito nel quale rifugiarsi. Nella loro sregolatezza, nella loro ostinazione, nel loro essere “fuori dalle righe”, queste poesie sono perfette. Continue reading
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