Che la cinematografia asiatica (ci si perdoni l’approssimazione, peraltro legittimata dall’uso che ne ha fatto un esperto quale Dario Tomasi in due libri recenti) negli ultimi anni sia stata spesso la più interessante sulla scena mondiale di un’arte altrimenti agonizzante quale sembra essere ormai il cinema, è per chi scrive fuori discussione. Il cinema coreano in particolare vi ha giocato un ruolo non certo di secondo piano.
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