Come è nata l’esigenza di fondare la casa editrice?
La casa editrice viene registrata al Tribunale di Roma ufficialmente nel 1970, anche se le prime fanzine cominciano a circolare ufficiosamente già nel 1968; dunque la casa editrice nasce in pieno clima Sessantottino, sull’onda della protesta giovanile che negli Stati Uniti era già attiva da qualche anno e proprio sul modello delle “Alternative Press” statunitensi nasce Stampa Alternativa, per dar voce a tutti quegli argomenti “scottanti” di contro-informazione.
Come si caratterizza il vostro progetto editoriale?
L’intento era quello di fare contro-informazione sugli argomenti più disparati: dall’aborto all’obiezione di coscienza, dai diritti dei minori fino alla legalizzazione delle droghe leggere.
Il direttore editoriale Marcello Baraghini ha collezionato 137 procedimenti penali, tutti per reati di opinione. Ora, molte di quelle battaglie sono diventate leggi ma la casa editrice continua a fare contro-informazione sia attraverso saggi d’inchiesta, romanzi sociali che riscoprendo classici della letteratura dimenticati o scomodi. Non a caso la nostra collana di punta si chiama “Eretica” e vuole scuotere gli animi a un pensiero libero e privo di pregiudizi.
C’è un libro e/o un autore al quale sei più affezionato? Perché?
L’isola della tartaruga di Gary Snyder, primo perché è un libro di splendide poesie e alcuni saggi a sfondo ecologico, secondo perché Snyder è stato un proto-ecologista della beat generation e terzo, ma non ultimo, perché lo abbiamo ospitato per un nostro indimenticabile Festival della Letteratura Resistente, qui in Italia, prima a Roma e poi a Pitigliano ed è una persona davvero speciale, come solo i poeti sanno essere e ogni volta che parlava in pubblico o in privato, fosse per una conferenza stampa o per un reading delle sue poesie, tutti rimanevano in un mistico silenzio.
Come vi rapportate con gli autori esordienti? Come giudichi la qualità del materiale che vi inviano?
Spesso gli esordienti sono autori ostici poiché non hanno molta umiltà e tendono a pensare di essere tutti Joyce in erba. Comunque, sia per la saggistica che per la narrativa, vale sempre il criterio che deve esserci uno sfondo sociale o di denuncia. Se il contenuto è convincente si può anche lavorare su una forma che lascia a desiderare, consegnando il materiale nelle mani di un buon editor.
Cosa ne pensi del fenomeno dell’editoria a pagamento e qual è la vostra politica in merito?
Stampa Alternativa è stata la prima casa editrice in Italia che sollevò la questione circa dieci anni fa con un libro di Miriam Bendia che si intitolava Editori a perdere, si sollevò un gran dibattito attorno al libro. Molti critici si affrettarono a suddividere i cattivi e i buoni editori a pagamento, a seconda dei casi. Certo, c’è differenza tra l’editore a pagamento che ti truffa completamente con false promesse di distribuzione e promozione e quello che chiaramente si presta a stampare un lavoro per un dottorato di ricerca e non ti prende in giro. Ma in generale non ci sembra un lavoro da editori ma piuttosto da tipografi.
Quali sono quali sono le difficoltà, le soddisfazioni e le aspettative del vostro lavoro editoriale?
Le difficoltà sono di visibilità nelle grosse catene librarie, in particolare nelle Feltrinelli che da quando hanno acquisito la distribuzione Pde, stanno applicando una logica sempre più di marketing e sempre meno di qualità del prodotto. Questo meccanismo innesca per gli editori indipendenti non di rado anche problematiche di natura economica.
Le soddisfazioni sono quando si prende in mano un libro bello, sul quale si è lavorato molto, ci si è creduto e ci si sente un po’ come un genitore che ha partorito la sua creatura.
Aspettative: di continuare a fare un lavoro creativo con amore e professionalità.
In questo mercato dominato da pochi e grandi gruppi editoriali come pensi sia possibile combattere l’omologazione nella lettura?
Col passaparola, con internet e con quei pochi critici che ancora leggono i libri e sanno difendere i propri spazi sulle testate giornalistiche per le quali scrivono.
Cosa ne pensi della legge Levi?
Se viene rispettato davvero il tetto di sconto del 15%, per gli editori indipendenti è un vantaggio in più rispetto allo sconto selvaggio che i grossi gruppi editoriali finora hanno invece potuto praticare a loro totale piacimento. Un po’ meno comprensibile la parte di legge che vorrebbe equiparare tutte le testate anche web, soffocandole di oneri di ogni sorta, come se il settore non fosse già in affanno così.
Due domande più personali:
Qual è il tuo libro preferito?
Ho amato molti libri, ma il mio faro è La vita agra di Luciano Bianciardi.
Come si svolge la tua giornata di editore?
Leggo molto; libri, bozze e giornali. Comunico con i miei più stretti collaboratori e per rilassarmi faccio lavori di campagna.