“Il buon inverno”

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Il buon inverno è un romanzo che richiama le atmosfere tese e sottilmente inquietanti dei thriller di Alfred Hitchcock e la suspense dei romanzi gialli più classici. Con una maestria pari a quella di Agatha Christie in  Dieci piccoli indiani e di Edgar Allan Poe in I delitti della Rue Morgue Tordo costruisce una trama che è un “enigma a camera chiusa” dei più brillanti. Un marchingegno narrativo dove i delitti si consumano in un ambiente chiuso e circoscritto così che tutto il romanzo diventa un’indagine psicologica per smascherare l’assassino e guadagnarsi la sopravvivenza.

Uno scrittore portoghese, zoppo come il dr. House, precocemente disilluso e ipocondriaco, parte per partecipare a incontro letterario a Budapest senza nessun altra pretesa se non quella di ricevere un po’ di soldi. Lì conosce Vincenzo Gentile, uno scrittore italiano che viaggia in compagnia della sua fidanzata, e Nina, agente letteraria di un famoso scrittore inglese il cui ultimo romanzo diventerà presto un film. Al contrario del protagonista Vincenzo è eccentrico ed energico e lo convince a lasciare l’Ungheria per l’Italia.

La meta è Sabaudia, dove si trova la residenza estiva di Don Metzger , celebre produttore cinematografico con la passione per le mongolfiere. La casa, “Il Buon Inverno”,  è lussuosa, isolata e discreta. Lì si aggregano al gruppo il regista Roger Dromant, la moglie Stella e l’attrice Elsa Gorski. Per questo insieme di personaggi gretti e arrivisti l’attesa dell’arrivo di Metzger  diventa un’occasione per stordirsi nell’alcool e negli eccessi.

A dare una scossa a questa sospensione del tempo e della coscienza dal pieno spirito decameroniano arriva la scoperta del cadavere di Metzger. Da questo momento in poi il luogo che rappresentava le ambizioni e le brame di riscatto di tutti loro si trasforma in una prigione. Andrés Bosco, costruttore di mongolfiere bramoso di vendetta, si nasconde nella foresta nell’attesa della confessione dell’assassino. Pena della mancata confessione è la morte per tutti loro.

In questo clima sempre più grottesco e colorato da tinte horror gli ospiti della villa iniziano a muoversi come animali braccati. Messi a nudo nelle loro fragilità e sull’orlo di un crollo di nervi tutti sono pronti a dare il peggio di loro stessi. Con lo spettro di Bosco e del suo fucile, e delle scorte sempre più esigue ha così inizio un sottile gioco mentale per la conservazione.

Non andiamo oltre per non rovinare la lettura a chi vorrà addentrarsi nel romanzo, ma alla fine la menzogna e verità della letteratura si intrecciano e così si giunge alla domanda che diventa forse la maggiore fonte di inquietudine una volta chiuso il libro.

La verità può esistere nella finzione letteraria?

João Tordo è nato a Lisbona nel 1975. Dopo la laurea in Filosofia ha studiato giornalismo e scrittura creativa a Londra e a New York. Nel 2001 ha ottenuto il Young Talents Literature Award a Lisbona, città nella quale attualmente vive e lavora come giornalista, e nel 2009 il Premio José Saramago per As três vidas (2008). Oltre che di Il Buon Inverno è autore di Hotel Memória (2007). Le sue opere sono pubblicate in Francia, Brasile e Croazia.

Autore: João Tordo

Titolo: Il buon inverno

Editore: Cavallo di Ferro

Anno di pubblicazione: 2011

Prezzo: 16,50 euro

Pagine: 290

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