C’è una complessa alchimia nella scrittura di Alessio Dimartino, uno strano miscuglio di gergo popolare e vita vissuta, di linguaggio forbito e decadenza da venerdì sera passato in un pub, c’è un profilo alto e un profilo talmente basso da far tremare i polsi. I personaggi de “Il professore non torna a cena” (Giulio Perrone) vivono in un ritmo veloce e cardiopatico.