Ci sono i libri che si dimenticano, che si vogliono dimenticare e quelli che no, non si dimenticano affatto. Ci sono i libri che invece ti rimangono dentro dal profondo, e non sai neanche il perché. O forse lo sai: perché in quelle pagine c’è un qualcosa di apparentemente evanescente ma che è tutt’altro che impalpabile. È il caso di un libro, “La morte data“ (Manni, 2010), che ho avuto il privilegio di leggere.
Agnizione