Perché avete deciso di diventare editori?
Ad est dell’equatore è stata fondata dai fratelli Ciro e Marco Marino nel 2008, allora poco più che ventenni. Il senso del loro sogno – e del nostro, Carlo Ziviello e Guglielmo Gelormini, che siamo entrati in società un anno dopo – si riassume in questo: “I libri sono la nostra scommessa: farli, oggi, è difficile, ma noi crediamo ancora che possano inventare il migliore dei mondi possibili.” Da allora non è cambiato molto; fare libri è ancora una scommessa, a crederci con noi, però, oggi si sono aggiunti altri!
Come pensate di distinguervi nel panorama editoriale italiano?
Con qualità e originalità, soprattutto. Scegliamo strade diverse non solo come contenuti, ma anche come strategie di marketing: le bESTie, un diverso modo di permettere agli esordienti di accedere al mercato editoriale basato sulle produzioni dal basso – il crowdfunding, per intenderci – è tra questi.
Come giudicate lo “stato di salute” dell’editoria campana?
Ci sono editori storici che non sono sempre riusciti ad uscire dalla dimensione dell’editore-persona per diventare azienda, e si identificano troppo con la figura del fondatore, nel bene e nel male. Ci sono case editrici giovani e molto attive, tra cui speriamo di rientrare, che però soffrono per problemi dimensionali e finanziari. La vera criticità dell’editoria campana, e in generale del mezzogiorno, è la distanza dai centri culturali del paese: Roma e soprattutto Milano. L’editoria campana vive spesso del proprio mondo culturale – sia in termini di autori che di contatti con la stampa e i media. Una sorta di autoreferenzialità geografica che, se in termini di fecondità culturale aiuta molto – Napoli è e resta una città culturalmente molto viva – non aiuta invece per ciò che concerne la visibilità. Quello che proviene da Napoli, se non parla di camorra o ecomafia, resta poco visibile e raramente raggiunge quel mercato che non a caso viene definito nazionale.
Come scegliete i libri (e gli autori) per il vostro catalogo?
Abbiamo un’identità editoriale precisa e decisa: colori forti, testi rapidi e taglienti, contenuti originali, storie brevi ed incisive per ciò che riguarda la narrativa, senza dimenticare le collane che trattano di indagine sociale. Prendiamo in considerazione i manoscritti che rispettano queste caratteristiche, senza dimenticare che all’autore è richiesto di impegnarsi attivamente – e soffrire, se necessario – al nostro fianco nella promozione del libro.
Quale dei vostri libri consigliereste a chi non vi conosce?
Direi tutti; abbiamo creduto in ogni singolo libro che abbiamo pubblicato; oggi, tra le novità, direi sicuramente Pane e Peperoni, autobiografia di Peppe Lanzetta in uscita ad aprile. 3 volte 10, una trilogia di racconti surreali su Maradona – che con l’icona del calciatore non hanno niente a che vedere – scritta da Davide Morganti. Tra i romanzi, Quis ut deus, di Paolo Logli, pubblicato l’anno scorso e già alla seconda ristampa. Direi anche Inferno di Gianfranco Marziano, autore cult non solo in Campania, che purtroppo però è esaurito.
Come avete definito le vostre collane?
Riporto dal nostro sito:
Virus: Romanzi e racconti lunghi per raccontare il nostro tempo attraverso la lente deformata di ciò che siamo. Romanzi pop, acidi, dai colori irreali o surreali, con in ogni caso un passo diverso rispetto alla realtà, troppo avanti o decisamente troppo indietro. Romanzi che entrano dentro, come virus appunto, e lentamente modificano il dna della vostra struttura mentale
Extras: Libri che non scorrono su un piano stabile. Che non hanno una geografia e un identità immediata. Che si collocano dovunque. Cataloghi, narrazioni multimediali, spin off. Tutto ciò che è extra collana e anche oltre.
Liquid: La letteratura alta, o altra. Poesia soprattutto. La letteratura che si mette di proposito le classifiche di vendita e il mercato alle spalle, per avere davanti una sola cosa: l emozione. Letteratura liquida, che non ha una forma immediata, letteratura del nostro tempo che si muove incessantemente, e che solo le parole possono provare a fissare.
Ni Mu: Romanzi che affondano nella realtà. In qualche modo l opposto dei Virus. Romanzi che recuperano la grande tradizione della letteratura d impegno civile, narrazioni che impattano sulle coscienze e che non smettono mai di ricordarci che la vera letteratura non e fatta per intrattenere ma per scuotere.
Cubi: Immagini che bucano la carta su cui sono stampate raccontando realtà invisibili, ora vicine, ora lontane. Che si tratti spazi deserti, periferie dimenticate o centri ipermondani, i Cubi descrivono tutto quanto l’occhio da solo non riesce a raccogliere. Viaggi fotografici che attraversano il quotidiano con curiosità e precisione, pescando nell’insolito, sciogliendo il difficile, fissando memorie.
Barbari: Saggi dal passo lungo e meditato, e instant-book per cogliere i fermenti più immediati del nostro tempo. In ogni caso, strumenti di conoscenza perché la narrazione della realtà deve necessariamente passare per un’analisi accurata di essa. L’intento è quello di cogliere gli impulsi di ricerca nella loro forma più diretta, per informare e, se necessario, per contro informare.
E la veste grafica delle vostre collane?
Usiamo colori primari, non di rado pantoni fluo, e disegni o immagini forti. Credo sia uno degli aspetti di maggior riconoscibilità che abbiamo.
Com’è il vostro rapporto con la distribuzione e le librerie?
Abbiamo un’ottima distribuzione nazionale, PDE; con le librerie, ci aiutiamo cercando di consolidare rapporti diretti.
Fino adesso come giudicate la risposta dei lettori al vostro progetto?
Alterna: ottima dal punto di vista della visibilità o dell’attenzione. Le vendite, però, stentano a decollare; ma questo è un punto che condividiamo con molti altri piccoli editori e fortemente dipendente dalla congiuntura economica.
Cosa pensate del fenomeno dell’editoria digitale? Quali rischi e potenzialità intravedete?
Né rischi né potenzialità. L’editoria digitale è uno strumento del tutto diverso, a nostro parere. Un nuovo modo di fruire la letteratura, che richiede a nostro parere testi diversi, studiati per strumenti diversi, e che va affrontata in modo del tutto diverso rispetto all’editoria cartacea.
Quali sono i vostri prossimi progetti?
Ad Aprile uscirà Mariano Baino, uno dei più importanti poeti italiani viventi, con un romanzo che definirei spiazzante. A maggio pubblicheremo due racconti neri di Giancarlo De Cataldo, in linea con lo stile dell’autore di Romanzo Criminale mentre a giugno uscirà un saggio-reportage scritto in diretta sulla rivoluzione in Libia di Lucia Goracci, inviata del TG3 in medio oriente. In prospettiva, vogliamo aprirci alla letteratura straniera, soprattutto nordamericana e sudamericana: a settembre uscirà per i nostri tipi l’opera forse più importante di Alejandro Morales, tra i maggiori esponenti della letteratura chicana mondiale, del quale tradurremo per la prima volta in italiano Caras viejas y vinho nuevo.