“È difficile immaginare una gioventù più monotona, più squallida, più destituita d’ogni gioia della mia”. È la voce di Gaudenzia, io narrante di “Un matrimonio in provincia“ di Marchesa Colombi, alias Maria Antonietta Torriani (Barbés 2012), che presenta la spietata descrizione di un’esistenza non vissuta redatta da una donna anticonformista e anticipatrice.
Narrativa italiana
La Fantasmagonia di Mari
Non saprei dire se Mari sia segnatamente un maestro del racconto, come sostenuto da più parti ora che è uscito questo suo ultimo libro “Fantasmagonia” (Einaudi), una raccolta di pezzi brevi e a volte brevissimi. Continue reading
Le volpi vengono di notte
Analizzando il mezzo fotografico ne La Chambre Claire, Roland Barthes affermava che la fotografia “non cattura la vita, quanto piuttosto la realtà della morte”. Continue reading
Storia di Chiara e Francesco
Chiara Frugoni, storica medievalista ed appassionata studiosa del francescanesimo, ci regala – dopo il recente, bellissimo libro sul ciclo pittorico di Giotto nella Basilica di Assisi – questo volume sulla vita di Santa Chiara e di San Francesco.
L’autrice ritorna, quindi, dopo una grande quantità di saggi, interventi e studi dedicati al movimento francescano, su uno dei temi preferiti della sua attività di studiosa. E lo fa con un approccio inedito. che le consente di compiere anche una “operazione verità”, dal momento che nelle stesse famose ed accreditate biografie sui due grandi santi scritte dal contemporaneo Tommaso da Celano, ci sono forti contraddizioni ed interpretazioni spesso divergenti su fatti ed accadimenti riguardanti i due protagonisti. In questo libro, infatti, servendosi anche della sua straordinaria conoscenza dei luoghi e delle cronache del tempo, dà voce direttamente ai due Santi attraverso i loro scritti, finora, nonostante la grande popolarità, largamente sconosciuti.L a narrazione è fondamentalmente basata sui documenti tramandatici: le Regole “non bollate” degli ordini monastici fondati da Chiara e Francesco e sulle loro non molte lettere a noi pervenute, tutti scritti dai quali emerge nitidamente il loro progetto, la loro sfida generosa.
Quella di Chiara e Francesco è la storia di due ragazzi come tanti che, però, dopo una sofferta esperienza, sono tenacemente convinti che il mondo, contrassegnato da compromessi ed ipocrisie, è ben lontano, nonostante le apparenze, dal vivere secondo i dettami del Vangelo e che, al contrario, vi regna la più profonda ingiustizia. Di famiglia nobile e particolarmente agiata, essi hanno il coraggio – grandissimo per quell’epoca – di rifiutare gli agi e gli onori del loro status sociale.
Entrambi, in tempi diversi, prendono la stessa decisione: quella di voltare le spalle a quel mondo e di spogliarsi delle loro ricchezze per seguire la strada tracciata da Gesù. Una straordinaria avventura spirituale che nel corso di otto secoli non ha perduto nulla della sua autenticità e della travolgente novità. Che ha significato contrapporsi radicalmente al modello di comportamento esistente precorrendo i tempi: così va intesa la scelta di vivere in comunità di persone che si guadagnano da vivere lavorando con le proprie mani (che significa la valorizzazione del lavoro manuale come garanzia di libertà), di rivendicare – come fece Chiara – un ruolo attivo per le donne nella Chiesa, di rifiutare ogni forma di potere contro ogni forma di arrivismo ad ogni costo, di supplicare le autorità religiose per conservare “il privilegio della povertà”, di allacciare relazioni con le diverse religioni.
E sarebbero andati anche oltre, Chiara e Francesco, se non si fossero resi conto di correre troppo e di andare incontro ad un sicuro fallimento: a questo riguardo l’autrice scrive, tra l’altro, come Francesco avesse anche concepìto una comunità aperta a uomini e donne, progetto che abbandonò precocemente dinanzi alle insormontabili difficoltà di realizzarlo.
In definitiva, quello che gli scritti di Chiara e Francesco consegnano agli uomini di ogni tempo è un messaggio di libertà, una sorta di “ricetta” per vivere meglio, in pace con sè stessi e con gli altri, che può riassumersi in questo passo: “l’importante è avere una mente libera, non offuscata da troppi desideri, spogliantasi dell’eccessiva attenzione alle cose materiali.” “Un’enorme libertà mentale” – assicura il Santo di Assisi – “che dà pace interiore e allegria nel Signore”
Chiara Frugoni, nata a Pisa nel 1940, è docente Storia medievale all’Università di Roma “Tor Vergata”. Dai suoi studi sul Medioevo scaturiscono le sue opere più note, tra le quali si ricordano:” Storia di un giorno in una città medioevale” (Laterza), “Dizionario del medievo” (Laterza), “La voce delle immagini. Pillole iconografiche dal Medioevo”, pubblicato l’anno scorso da Einaudi. Il nucleo centrale della sua ricerca verte intorno alla figura di Francesco d’Assisi, al quale ha dedicato molti saggi ed articoli. Viene considerata una delle più profonde conoscitrici della vita del Santo, di cui ha approfondito in particolare il modo in cui le istituzioni del tempo hanno contrastato la sua azione.
Nella collana ET Einaudi con Dvd ha pubblicato anche “La Cappella degli Scrovegni di Giotto e “La Cattedrale ed il Battistero di Parma”. Svolge anche una costante attività giornalistica, collaborando , fra gli altri, ai quotidiani “La Repubblica” e “Il Manifesto”.
Articolo di Roberto Bisogno
Autore: Chiara Frugoni
Titolo: Storia di Chiara e Francesco
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 18,00 Euro
Pagine: 200
Anime tagliate
Che senso c’è, nel dolore ostentato? Nell’effrazione di ogni codice, nello stupro di ogni convenzione buona e confortante? Che gusto c’è dietro una lacrima di sangue, come quella che troneggia in copertina?
C’è che attrae perché respinge. O re-pelle, che è lo stesso. È la stessa storia di sempre: odi et amo (ano, forse qui). Sempre in bilico tra abbandono e negazione, tra estasi e rimozione. Ci sarà un motivo, no?, se la domanda incontra l’offerta. Viali e viali, adorni di alberi notturni spogli e semoventi.
Su questo piano, proprio su questo si gioca il bel libro di Francesco Scardone. Cosa offre chi si offre? Cosa nasconde, la ricerca del dolore? Quali patimenti copre? Quali vuoti riempie, chi si fa riempire o, anche (meraviglioso finale), si riempie da sé?
Propri gli stessi di chi riempie, Vuoto e pieno, scambio di pene (…) che appaga. Perché rompe, certo. Supera convenzioni asfissianti, dilata confini di genere e ruoli naturali e arbitrari travalicati dall’impeto di una passione tacciata di devianza e per questo, anche per questo tanto potente. Irresistibile. Da dipendenza. Dà, dipendenza, la complicità mercenaria della sovversione. E tutto si fa lecito, incluso scoprirsi capaci tanto di infliggere, dolore, quanto di assorbirne. Una sfida al rialzo. Non c’è colpo che io non possa parare: quindi, io ti posseggo. Paghi l’illusione di possedere, ma è di essere posseduto da chi possiedi, che sei pago. E tornerai. Cliente mio più fedele più i un automobilista alla sua pompa.
Come in ogni libro accadono cose. Qui, accadono bene e bene si susseguono: c’è maestria. È, questo, un libro tanto scabroso per il tema quanto piana ne è la scrittura. Straniante, deve essere così. Scivolano, le pagine; sapiente, il dosaggio complessivo, anche delle volgarità, delle aberrazioni. Questa è la cifra stilistica dei tempi, baby. Fattene una ragione. Ogni enunciato è un fendente ben assestato contro il corpo delle tue presunte verità. Dei tuoi limiti, dei tuoi baluardi etici. Ciascun fendente colpisce in sagoma: mira a tagliare anche la tua, di anima. Non più innocente, te ne accorgerai, di quella dei protagonisti.
Questo libro è una mattanza del buonsenso che alla fine, mistero delle Arti e degli scrittori di talento, un senso te lo consegna. Anche se non vorresti, anche se è scomodo. Anche se hai letto, forse tu pure, col pretesto di cercare appigli al tuo innato disgusto per ciò che non si fa.
O che non hai tu il coraggio di fare.
articolo di Andrea Viviani
Eccetto Topolino: fascismo e fumetti
Eccetto Topolino (Lo scontro culturale tra Fascismo e Fumetti), volume di grande formato, ricchissimo di illustrazioni a colori e in bianco e nero, lettere, circolari, interviste, veline di regime, edito da Nicola Pesce Editore, firmato da tre autori, Leonardo Gori, Sergio Lama e Fabio Gadducci, è uno studio serissimo, una ricostruzione capillare di una vicenda storica significativa della storia culturale italiana.
Non casualmente il lavoro è promosso da uno storico come Mimmo Franzinelli che del fascismo è uno studioso attento, sensibile anche a tematiche di solito non troppo frequentate dagli storici accademici, come quelle delle culture pop. Scrive nella sua breve introduzione: “Questo fondamentale libro […] resterà negli annali del fumetto italiano come l’opera che ha segnato il passaggio dall’interesse collezionistico alla ricostruzione storica.”
Tre sono sostanzialmente le zone investigate dagli autori, mossi dall’obiettivo di esaurire la lettura di una vicenda meno semplice di quanto non si possa immaginare. Le fortune e le cadute difformi del fumetto americano in epoca fascista erano provocate da più fattori. Intanto, i tre studiosi hanno fatto i conti con lo sviluppo del mercato editoriale dell’epoca, dall’esperienza di Nerbini, considerato “il vero padre fondatore del fumetto in Italia”, a Mondadori; il secondo aspetto verte sull’incontro-scontro degli editori che intrecciavano le loro ragioni e interessi con quelle del regime, e del suo massimo ufficio culturale, il Ministero della Cultura Popolare (con un’insinuante presenza di fattori privati legati a predilezioni particolari di uno o l’altro esponente del fascismo); infine, viene investigato il ruolo non secondario giocato in questa complessa partita dalle agenzie di stampa americane.
Ricostruzione seria vuol dire utilizzo degli archivi, nel caso specifico quello di Guglielmo Emanuel (dopo la seconda guerra direttore del Corriere della Sera), e degli Archivi di Stato. Importante il ruolo di personaggi di non secondo momento come Cesare Zavattini, o del filosofo Gentile, nonché la presenza tutt’altro che occulta e immancabile della Chiesa Cattolica, sempre pronta ad allungare le mani sui processi pedagogici della gioventù italiana, che allestisce da par suo un periodico gradito al fascismo, Il Vittorioso, che nel nome come spesso accade chiude in cifra il destino della sfida nella fase terminale della dittatura decisa a sfasciare il paese.
In linea generale, possiamo parlare di un primo periodo in cui la ricettività non è priva di contraddizioni – Topolino appare in edicola nel 1932 Topolino – ma che impone il fumetto come uno dei luoghi privilegiati della cultura di massa (assieme alle riviste illustrate e alla stampa sportiva).
Lo scarto radicale vi sarà nel 1938, ma anche da quel momento in avanti non si può parlare di censura pura e semplice. Ché, giusto il titolo, se i comics americani cominceranno ad avere vita dura in Italia, un’eccezione verrà fatta per Walt Disney, segnatamente per le vicende legate al topo più famoso della storia.
La leggenda vuole che Mussolini in persona si fosse opposto all’idea di sopprimere Topolino. Cosa non semplice, marcandosi con gli anni una distanza sempre più netta fra l’ideologia fascista e certe istanze roosveltiane adombrate nel fumetto. Ma anche Gentile, e Ciano, non convergono del tutto con l’acribia censoria del Minculpop, un po’ come accadeva con il bigotto ostracismo verso il jazz e i gialli (il pericolo di innamorarsi di un gangster…). A un passo dalla dichiarazione di guerra degli Stati Uniti, la situazione precipita. La cosa curiosa è con Badoglio il bando verrà confermato. Non ne raccontiamo lo svolgimento, perché il libro merita una lettura completa: si potrà scoprire come persino le vicende private, familiari dei gerarchi potranno influenzare le sorti di questo scontro.
Autori: Leonardo Gori, Sergio Lama e Fabio Gadducci
Titolo: Eccetto Topolino (Lo scontro culturale tra Fascismo e Fumetti)
Editore: Nicola Pesce editore
Pagine: 432
Prezzo: Euro 35
La luce prima di Tonon
Tu Prostituta: storia di una escort
Cosa succede quando si incontrano una giornalista e una prostituta? Ne nasce un libro come quello scritto da Maria Cristina Giongo, “Tu prostituta” (Laura Capone Editore, 2011), una storia vera che racconta con realismo e umanità la genesi di un’amicizia ai tempi del web 2.0. Un’amicizia fatta di chat, videochiamate e confidenze, che porta due donne diversissime alla reciproca stima.