Nel processo di “mediamorfosi” di cui i mezzi di comunicazione sono stati investiti in maniera preponderante con l’avvento del digitale, anche il telefonino si è mosso in un percorso evolutivo che ha visto coinvolte le sue pratiche di fruibilità. “I film in tasca“ (Felici, 2009) studia e smembra il fenomeno del videofonino proprio analizzando e interrogandosi sui diversi punti di vista che lo pongono come fautore di nuovi linguaggi.
Il telefonino ha visto infatti mutare le proprie pratiche di utilizzo, inizialmente legate al semplice ascoltare, verso altre funzioni più legate al toccare/guardare. Con la pratica degli sms è il rapporto tattile con il telefono che si è fatto frequente e rilevante, mentre, con il videofonino, guardarlo è diventata un’altra importante modalità di fruizione, a cui si va affiancando un’ulteriore funzione quale strumento di ripresa.
Il testo è una raccolta di diversi saggi che analizzano da una parte lo sguardo “videofonico”, l’utilizzo del videofonino come mezzo di ripresa appunto e, dall’altra, l’”esperienza” filmica, la sua funzione di schermo, affrontando, a partire dai concetti di ri-mediazione e convergenza – non solo a livello di device, ma anche di contenuti e canali distributivi – le diverse implicazioni che questi nuovi linguaggi apportano nel suo uso.
Proprio su questa dualità si soffermano nell’introduzione Ambrosini, che analizza la doppia natura del display quale schermo, spazio di rappresentazione bidimensionale, e monitor, apparecchio di controllo e segnalazione, e Marcheschi, che ripercorre storicamente alcune caratteristiche del videofonino quale mezzo di ripresa a partire da Vertov, alle teorie di Astruc, fino alla stagione sperimentale underground.
Dei contenuti televisi prodotti per il quarto schermo (dopo tv, cinema e computer) ci offre un’analisi il primo saggio, che ripercorre la nascita delle serie mobile create ad hoc, in questo caso dalla Fox Broadcasting Company, e dei loro linguaggi. I mobisodes (crasi di mobile episodes) di pari passo con l’evoluzione tecnologica, di banda e device, sono stati successivamente affiancati dagli stessi contenuti del palinsesto tv, opportuamente ri-mediati.
Uno studio su come viene costruito il palinsesto tipo è condotto sul caso di Sky Cinema Mobile, mentre l’esempio della serie per tvfonino prodotta da Fidia Film, L’Ospite perfetto, analizza lo sviluppo della narrazione di un esperimento ben riuscito.
Il videofonino è sia un personal medium ad alta interazione, dove i contenuti delle mobile applications, per esempio, oscillano tra le specifiche di un film interattivo e quelle di un gioco, sia un oggetto estremamente privato, intimo e vicino, per la sua corporeità, che spiega l’elevata fruizione mobile dei contenuti pornografici, settore da sempre all’avanguardia nello sfruttare le nuove tecnologie.
Negli ultimi saggi l’oggetto dell’analisi sono le rappresentazioni che il videofonino permette di produrre: contenuti al limite tra video di famiglia e video report di un giornalismo occasionale, opere ad uso artistico, che possono cogliere un loro riconoscimento nel ritrovo del Festival Pocket Films di Parigi, per veri intenditori del “microschermo”.
Marurizio Ambrosini svolge attività didattica e di ricerca presso l’Università di Pisa.
Giovanna Maina è dottoranda in “Storia delle Arti Visive e dello Spettacolo”, la sua ricerca riguarda l’ambito dei cineromanzi degli anni Settanta.
Elena Marcheschi è dottoranda in “Storia della Arti Visive e dello Spettacolo”, dove si occupa di arti elettroniche, e collabora con INVIDEO, mostra internazionale di video e cinema.
Insieme hanno curato quest’edizione di saggi, i cui autori sono per la maggior parte dottorandi e specializzati.
Autori: a cura di Ambrosini, Maina e Marcheschi
Titolo: I film in tasca
Editore: Felici Editore
Anno di pubblicazione: 2009
Pagine: 208
Prezzo: 13 euro