In un suo libro Indro Montanelli definì forse meglio di chiunque altro la protagonista della “Regina di quadri. Vita e passioni di Palma Bucarelli” (Mondadori, 2010) di Rachele Ferrario.
“Quello che non sarebbe riuscito a un uomo… riuscì a Palmina… questa ragazza dal volto pallidissimo e dagli occhi verdi imperativi, difese il patrimonio che le era stato affidato con la tenacia di un mastino“.
L’autrice in questa documentata biografia ricostruisce la vita e l’epoca di una donna singolare la quale fu dal 1941 al 1975 storica direttrice e sovrintendente della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Palma era nata a Roma il 16 marzo 1910. Il padre Giuseppe un alto funzionario del ministero degli interni era di nobili ascendenze spagnole, la madre Ester messinese era una donna bellissima e raffinata. Palma si laureò in Lettere all’Università di Roma, allieva di Adolfo Venturi e Piero Tosca, insieme al compagno di studi Giulio Carlo Argan “compagni di un’avventura che durerà quasi mezzo secolo“. Insieme superarono nel 1933 il concorso indetto dal ministero per l’educazione nazionale “che cerca nuovi ispettori alle Antichità e alle Belle Arti”.
Palma diventò ispettrice dei beni artistici dello Stato alla Galleria Borghese di Roma a soli 23 anni. L’autrice si domanda quali furono i veri rapporti della Bucarelli con il regime fascista. Nonostante “l’alleanza con i nazisti le faccia orrore” sia stata quindi un’antifascista convinta, lei frequentò nella Roma della fine degli anni Trenta personaggi legati al regime, tra i quali lo scrittore e critico d’arte Ugo Ojetti. Dopo un breve trasferimento a Napoli, dove frequentò il salotto di Benedetto Croce, grazie all’interessamento di Paolo Monelli che intercedette in suo favore presso Giuseppe Bottai Ministro dell’Educazione Nazionale, nel ’37 tornò nella capitale “alla sovrintendenza alle gallerie e alle opere d’arte medievali e moderne del Lazio“. Il giornalista e scrittore Paolo Monelli fu forse l’unico vero amore di Palma, si sposarono nel ’63, la quale nella sua vita fu sempre corteggiatissima e ammirata. Donna indipendente, in un’epoca nella quale la figura femminile era relegata al ruolo di moglie e madre, Palma consapevole del proprio talento non volle essere solamente un elemento decorativo ma prese saldamente in mano le redini della propria vita. Dietro il suo aspetto fragile ed elegantissimo, le lunghe ciglia, la pelle bianca, il naso aquilino, lei nascondeva un carattere di ferro. Innumerevoli furono i fidanzati, gli amanti che gli attribuivano, ma lei non smentì mai nessun flirt, alimentando la sua aura di leggenda. Nella foto scattata nel ’43 da Ghitta Carrel celebre, fotografa degli anni Quaranta e amica di Palma, foto che si trova insieme a molte altre al centro del volume, Palma è “ritratta di tre quarti, abito nero in contrasto con la pelle diafana, il collo lungo, gli occhi chiari, i capelli alla Greta Garbo”.
“Sono stata molto amata, ma ho amato molto poco“, i suoi corteggiatori spesso molto più anziani di lei “i vecchioni” si lasciarono sottomettere molto volentieri. Per Palma l’amore non aveva un ruolo importante, il lavoro, l’affermazione di se stessa, la sua ambizione, queste si furono le cose che nella sua esistenza veramente contarono. Le sue intuizioni precorsero i tempi, fu spesso al centro di feroci polemiche ma del resto questo è il destino di chi è in anticipo rispetto agli altri.
Quando nel Luglio del ’41 la Bucarelli assunse la direzione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, l’Italia era in guerra da 14 mesi. In pochi mesi arricchì la collezione di opere che diverranno dei classici del XX Secolo quali La fuga dall’Etna di Renato Guttuso, una Natura Morta di Giorgio Morandi. Palma intuì che presto doveva portare in salvo le maggiori opere d’arte contenute nel museo che sentiva già come suo. L’operazione salvezza avvenuta col trasferimento delle opere prima nel ’41 nel Palazzo Farnese di Caprarola vicino a Roma e poi nel febbraio del ’43 a Castel Sant’Angelo ebbe del rocambolesco. Gli occhi di un azzurro glaciale di Palma non si scomposero perché lei da qualche tempo aveva compreso che la tutela dell’arte sarebbe diventata la missione della sua vita, combattendo spesso contro l’ottusità della burocrazia italiana “Ho sempre saputo che i miei nemici hanno torto. Ma ben vengano anche loro, fanno pubblicità”.
Come dimenticare le grandi mostre che organizzò la Bucarelli come quelle negli anni Cinquanta dedicate a Kandinskij, Picasso e Pollock? È difficile scegliere un momento da raccontare di quest’avvincente, veritiera biografia che restituisce in pieno cinquant’anni di vita culturale e artistica italiana. Ne scegliamo uno su tanti, quando il 5 giugno del ’44 i primi soldati della V Armata entrarono in una Roma ancora incredula. Infatti “solo quando incrocia gli occhi miti e chiari di un soldato americano Palma si rende conto che la guerra è finita“. Questo episodio è ricordato dalla stessa Palma in Cronaca di sei mesi (De Luca 1997) il suo diario di guerra. Moltissimi i personaggi che affollano le quasi trecento pagine del libro tra i quali Vittorio Gorresio detto Toio storico innamorato di Palma, Laetitia Pecci Blunt e Irene Brin, Maria Bellonci e gli amici della domenica, Peggy Guggenheim, Alberto Moravia, Elsa Morante, Curzio Malaparte, Vitaliano Brancati e Anna Proclemer, i pittori Mirko e Afro Basaldella, Emilio Vedova, Jean Fautrier, Mark Rothko.
Oggi ricorre il Centenario della nascita di Palma Bucarelli e la sua Galleria è sempre “museo vivo, aperto al pubblico di ogni ceto e classe sociale, un centro d’avanguardia” concepito come lo volle lei. È un polo di ricerca con il suo gabinetto fotografico, la biblioteca, l’archivio storico e quello bioiconografico “miniera di fonti e informazioni per la storia dell’arte del dopoguerra“. Palma sentiva talmente sua la Galleria da volerci vivere in un appartamento. Il suo studio rispecchiava il suo gusto e il suo innato amore per il bello nel quale “le fanno compagnia alle pareti un dipinto di De Pisis e una piccola statua di Manzù”. Uno sgabello di velluto celeste accoglieva Michi il suo adorato scottish terrier nero. Una sala della GNAM ospita la sua collezione di dipinti da lei stessa donata al Museo.
La Galleria Nazionale d’Arte moderna lo scorso anno ha reso omaggio a Palma Bucarelli con la mostra Palma Bucarelli. Il museo come avanguardia 26 giugno – 1 novembre 2009. Sono state esposte circa centocinquanta opere tra dipinti, sculture, fotografie e documenti originali che hanno documentato l’attività della Bucarelli sempre volta a incrementare le collezioni del museo e la promozione dell’arte italiana in tutto il mondo. Palma Bucarelli si è spenta a Roma il 25 luglio del 1998 all’età di ottantotto anni.
Rachele Ferrario storica e critica d’arte contemporanea, insegna fenomenologia delle arti all’Accademia di Belle Arti di Brera. Scrive per Il Corriere della Sera e per Style. Cura mostre e ha diretto Camera con vista a Palazzo Reale a Milano. Ha pubblicato La scrittrice che dipinse l’atomo. Vita di René Paresce da Palermo Parigi (Sellerio 2005), Scanavino e Crispolti. Carteggio 1957 – 1970 e altri scritti (Silvana Editoriale 2006) e Giulio Paolini. Viaggio a distanza (Nomos 2009).
Autore: Rachele Ferrario
Titolo: Regina di quadri. Vita e passioni di Palma Bucarelli
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 20 euro
Pagine: 277