L’8 settembre ’43 Badoglio annuncia all’Italia l’armistizio con gli Alleati. Il giorno dopo inizia la storia della corazzata Roma e del suo equipaggio. Andrea Amici lo racconta in “Una tragedia italiana” (Longanesi, 2010).
In seguito all’annuncio di Badoglio, molti credettero che fosse finita la guerra. In realtà, erano semplicemente cambiati i nemici. Il nuovo gioco di alleanze aveva trasformato gli alleati del giorno prima nella nuova minaccia, mentre i recenti alleati guardavano ancora con sospetto alle forze italiane con cui si erano scontrati fino allora. Di questo clima di confusione generale, la vicenda della corazzata Roma rappresenta un caso tanto drammatico quanto simbolico.
Fiore all’occhiello della marina militare italiana, la corazzata Roma (varata nel 1940 e consegnata due anni dopo, nel ’42), con tutta la sua maestosa struttura e potenza di fuoco, era una delle unità belliche più imponenti del Mediterraneo. Il 9 settembre 1943, quando tutte le navi italiane ricevono l’ordine di trasferirsi nei porti controllati dagli Alleati, la nave salpa, in piena notte, dal porto di La Spezia, diretta alla Maddalena. A bordo, oltre 2000 uomini. Alla Maddalena, però, la Roma non arriverà mai. Lo stesso giorno, uno stormo di bombardieri tedeschi (I Dornier) sorvola la formazione sganciando oggetti che, ai soldati ancora frastornati dai rivolgimenti politici delle ultime ore, paiono segnali di riconoscimento. Invece sono bombe. La prima cade in mare. La seconda centra la Roma proprio sui depositi di munizioni, provocando una deflagrazione così potente che la nave erutta come un vulcano. Colpito al cuore, il grande colosso d’acciaio comincia a liquefarsi, come “una nave di cera”.
Di questa vicenda possiamo ora essere quasi testimoni oculari, nel racconto che ne fa Andrea Amici basandosi a sua volta sulle parole di uno dei protagonisti stessi di quel 9 settembre (e degli eventi che seguirono): Italo Pizzo, nonno dell’autore, uno dei molti membri dell’equipaggio della Roma, ed uno dei pochi che sopravvissero al suo affondamento. Il diario che Italo scrisse per conservare memoria di quegli anni, integrato con i ricordi di altri superstiti e rielaborato dall’autore con abilità narrativa davvero notevole, è ora diventato una delle più complete testimonianze non solo sulla specifica vicenda della corazzata affondata nel mare di Sardegna (dove ancora riposa), ma anche, più in generale, sul caotico clima degli ultimi anni di guerra e sulle sensazioni dei suoi diretti protagonisti.
Un racconto che si estende per lo spazio di due anni, dall’estate del 1943 alla fine della guerra, nel 1945, e che ci conduce dalla Liguria alle Baleari, dove i superstiti vivranno per due anni in una specie di limbo, usati come merce di scambio e restando in attesa che la complicata situazione politica (non solo interna all’Italia, ma anche nei rapporti tra le grandi potenze) consenta loro, se non altro, di poter sperare in un prossimo ritorno a casa.
Ma il racconto di Amici è anche altro, e nella storia della Roma respiriamo, grazie ai molteplici registri stilistici impiegati, più di un’atmosfera. Così nella prima parte, in cui Italo Pizzo, appena imbarcato sulla nave, ci conduce per mano a scoprire tutto della più grande corazzata italiana del Mediterraneo: orientandosi per la prima volta, insieme al lettore, nella miriade di locali in cui è suddivisa; imparando a conoscerne a poco a poco riti e cerimonie quotidiane; acquisendo insomma piano piano il proprio posto nell’equipaggio, e stringendo legami di amicizia che perdureranno anche dopo il naufragio, durante la prigionia nelle Baleari (divertentissimi i momenti in cui Pizzo e i suoi amici, insieme ai loro superiori, spillano un sacco di soldi agli inglesi giocando a bocce), dopo la guerra. Un libro in cui si fondono assieme i caratteri del racconto di avventure, della storia di guerra e, perché no, del romanzo di formazione. Ma soprattutto un libro in cui si racconta una di quelle tante epopee italiane che è dovere della storia (e nostro) non lasciar affondare nel mare del tempo.
Andrea Amici (Sanremo, 1971) è socio fondatore dell’Associazione Regia Nave Roma, costituita per tramandare il ricordo della storia della corazzata e riunire le memorie dei superstiti del naufragio. Vive e lavora a Genova come sommozzatore dei Vigili del Fuoco.
Autore: Andrea Amici
Titolo: Una tragedia italiana
Editore: Longanesi
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 19 euro
Pagine: 318