In “Roma” (Guanda, 2009), ultima raccolta poetica di Franco Buffoni, sicuramente uno dei maggiori poeti italiani contemporanei, la città è pensata come un qualcosa di magnetico, antico, a tratti ancestrale. Se tutto nasce da uno spaesamento che possiamo definire “geografico” e “antropologico”, lo sguardo su questa metropoli che si allarga, come una macchia d’olio, a confini sempre più lontani si stringe, per poi allentarsi, su piccoli particolari che contengono al loro interno significati nascosti e, spesso, universali.
Buffoni, sull’esempio di un Penna o di un Pasolini, si cala in una città a tratti metropolitana o europea, a tratti “immenso paesone”, provinciale e incapace di tenere il passo della globalizzazione. Una Roma che non è Milano, Parigi, Londra e che forse neanche vorrebbe esserlo: una Roma “disorganizzata”, “di corsa”, “disperata”. L’autore, “vecchio longobardo assente” coglie, forse più di chiunque altro, questa sensazione effimera di un popolo che ancora porta i segni della fine del proprio impero.
Un popolo che oggi è colorato, variopinto, spesso contraddittorio nel suo modo di essere al tempo stesso “accogliente” e “razzista”. Forse è il profondo senso di “peccato”insito nella morale cristiana e clericale, forse è lo sguardo sempre rivolto al passato, come se tra le mura della città ancora si vedessero i segni della potenza romana e dell’eleganza ellenica. Il poeta sembra voler porre una domanda di cui oggi forse nessuno conosce la risposta: cos’è stata Roma nel secolo appena trascorso? Cos’è in questo nuovo millennio?
È la Roma sorniona ma partigiana, quella di via Rasella, delle Fosse Ardeatine; è la Roma del foro italico fascistoide e rumorosa; è la Roma crocevia di culture; è la Roma “violenta” che ritorna con nuovi protagonisti; è una Roma “plaga desertica”, come si mostra allo sguardo di un Leopardi suddito pontificio nichilista e dissidente. Non esiste, a mio avviso, una risposta accettabile, plausibile. Buffoni ha però il merito di osservare da un “punto di vista privilegiato”, sotto di lui appaiono le statue dei fori (quelle “imperiali” e quelle mussoliniane), il vario e difforme tracciato di strade, i palazzi eleganti del centro e quelli periferici, le piazze, le barriere laminate d’auto, le chiese. Sotto di lui appare una città non più pura e, a volte, persino astorica.
Franco Buffoni è nato a Gallarate nel 1948 e vive a Roma. Esordisce come poeta nel 1978 su «Paragone» presentato da Giovanni Raboni. Tra le sue opere ricordiamo Il profilo del Rosa (2000), Guerra (2005), Noi e loro (2008) e i romanzi Più luce, padre (2006),Reperto 74 (2008) e Zamel (2009).
Autore: Franco Buffoni
Titolo: Roma
Editore: Guanda
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 13,50 euro
Pagine: 184