Il “Grand Hotel“ (Sellerio, 2009) descritto nel romanzo di Vicki Baum, è “l’albergo più caro di Berlino“, vicino Potsdamer Platz. Gestito in maniera gerarchica con una folta schiera di dipendenti tutti altamente qualificati, dal Direttore della reception, al portiere il Signor Senf che resta in attesa di notizie della moglie ricoverata in ospedale prossima a partorire. L’addetto al frigidaire Mattoni, “il piccolo tirocinante Georgi“, fino all’ultima cameriera ai piani e al boy di turno che porta le valigie.
Varia e sofisticata è l’umanità che occupa le stanze di questo hotel di lusso, piccolo mondo a sé stante composto da esponenti dell’high society presi dai loro problemi di cuore, di denaro, di salute ed anche esistenziali. La hall dell’albergo li vede andare e venire entrando dalla porta girevole che scandisce il tempo che passa, cinque giorni nella vita di questi personaggi insoddisfatti, annoiati, in procinto di cambiare vita o di perderla.
La scrittrice con una precisa cura dei particolari, in un ambiente vagamente demodé seppe descrivere brillantemente gli ospiti dell’albergo, un universo invidiato dai lettori piccolo borghesi che si immedesimarono nelle vicende dei personaggi principali tra i quali spicca la divina ballerina russa Elisaweta Alexandrowna Grusinskaya “piccola e sottile”, che mostra le crepe del suo fascino e della sua bravura, la quale si abbandona tra le braccia del truffaldino Barone Felix Gaigern. Il contabile di provincia Otto Kringelein il quale sapendo che gli resta poco tempo da vivere desidera sperdersi nelle luci e nello sfavillio del gran mondo, il suo capo il Signor Preysing, Direttore Generale del Cotonificio Saxonia S.p.A. la cui azienda ha i giorni contati, la sua segretaria-amante Fiammetta, prototipo di donna moderna ed arrivista.
Tutti questi protagonisti che non sanno o non sono capaci di intuire che la società tedesca attraversa una profonda crisi economica e sociale che servirà come pretesto ad Adolf Hitler per conquistare il potere nel 1933, ricordano i passeggeri del transatlantico Titanic mentre ballano inconsapevoli del fatto che un enorme iceberg sta per urtare la nave facendola colare a picco nelle gelide acque del Mar Atlantico. Vicky Baum, esemplare modello di donna impavida ed autonoma però questo sentore l’ebbe tant’è vero che emigrò nel ’32 in America con il marito direttore d’orchestra.
Da “Grand Hotel” dapprima venne fatta una riduzione teatrale sia a Londra che a Broadway poi divenne il film omonimo campione d’incassi girato nel 1932 da Edmond Goulding, protagonista Greta Garbo, celebre la sua battuta “I want to be alone“, John Barrymore ed una giovane Joan Crawford. Splendida la battuta del Dottor Otternschlag il quale traumatizzato dagli orrori della Grande Guerra, aspetta la posta che non arriva mai e di quegli orrori porta in viso gli effetti devastanti di una granata “Si arriva, ci si ferma un pochino, si riparte. Ospiti in transito…“. E forse ci si lascia un po’ della propria anima aggiungiamo noi. Questo si nasconde dietro l’insegna luminosa del Gran Hotel berlinese.
Hedwig Vicki Baum nacque il 24 Gennaio 1888 a Vienna in una famiglia di origine ebraica e morì ad Hollywood il 29 Agosto 1960. La scrittrice austriaca che si trasferì negli Stati Uniti, è considerata tra i primi autori di bestseller, aveva iniziato la sua carriera artistica come concertista in una orchestra dopo essersi diplomata al Conservatorio di Vienna per poi diventare giornalista, con Menschen in Hotel La gente in Hotel pubblicato negli anni sessanta da Mondadori e ora riedito da Sellerio, riscosse immediatamente il suo primo grande successo, il famoso Grand Hotel (1929). Scrisse una cinquantina di romanzi di cui almeno dieci trasformati in pellicole.
Autore: Vicki Baum
Titolo: Grand Hotel
Editore: Sellerio
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 14 euro
Pagine: 434