Nell’autobiografia “Un paese non basta” (Il Mulino, 2009) di Arrigo Levi, il giornalista rilegge attraverso la storia della sua famiglia ed il proprio percorso di vita l’intero ‘900. Ricordi, memorie e riflessioni di un uomo che si definisce “giornalista più per caso che per vocazione” e che da giornalista è stato testimone ed in alcuni casi partecipe “negli eventi, ora fortunati, ora infelici, del secolo che si è da pochi anni concluso“.
Nelle prime intense pagine del volume Levi scrive che il suo destino era quello di prendere il posto del padre Enzo avvocato civilista nello studio che già era stato del nonno Alberto, ma un giorno di Settembre del 1938 con la promulgazione delle leggi razziali il binario della sua vita cambiò direzione. Il padre appartenente ad una benestante famiglia ebrea di Modena, nel 1942 decide di portare la famiglia in Argentina salvando in tal modo tutto il nucleo familiare dalla deportazione nei campi di concentramento nazisti. Levi rientrato in Italia nei giorni caldi del referendum monarchia o repubblica del 1946 inizia a fare il giornalista collaborando con Unità Democratica diretto da un giovane Guglielmo Zucconi.
Nel 1948 decide di andare in Israele per combattere nell’esercito israeliano contro gli arabi. Ritornato a Modena nel ’49, dopo essersi dedicato per un anno e mezzo allo studio della letteratura, della filosofia, della Bibbia e delle lingue straniere, si reca nel 1951 in Gran Bretagna “the blessed plot” in una Londra che mostra ancora le ferite dei bombardamenti tedeschi. Lavorando alla Bbc conosce la futura moglie Lina e nel ’52 fa una parte della radiocronaca per la Rai dei solenni funerali del re Giorgio VI e l’anno dopo si occupa dell’incoronazione di Elisabetta II “arrivai a Londra come un giovane principiante giornalista. Nove anni dopo ripartii da Londra come un giornalista compiuto, e forse anche come un cittadino migliore“.
Sembra di assistere ad un film di Luchino Visconti o di leggere un romanzo di Giorgio Bassani quando Arrigo Levi rievoca l’annuale rito della villeggiatura estiva nella casa di campagna a San Martino di Mugnano. Qui impara a giocare a tennis, legge Wodehouse o Jerome, ascolta appena dodicenne davanti alla radio Erla insieme a tutta la famiglia riunita l’annuncio della promulgazione delle leggi razziali “quel giorno svanì il progetto di un’esistenza ordinata…”. Sentita è la descrizione della figura del padre Enzo, laico, patriota antifascista, amico di Enzo Ferrari, che fa cambiare idea a quest’ultimo sul nome da dare alla nascente scuderia automobilistica “lo statuto della scuderia era stato scritto da papà sul retro di un menu di un ristorante cittadino”. Scorrono le immagini della grande casa Levi in Corso Canalgrande 1, antico convento teatro di tante riunioni familiari, Arrigo ha sei fratelli.
“Un paese non basta” non è solamente un’autobiografia, ma anche racconto e si legge come un romanzo dove si trovano i temi dominanti di una generazione italiana che ha vissuto il dramma della Shoah.
Arrigo Levi è nato a Modena il 17 Luglio del 1926. Giornalista, scrittore e conduttore televisivo, ha iniziato la sua carriera giornalistica come collaboratore di Italia Libera. Corrispondente del Corriere della Sera e del Giorno, inviato e successivamente direttore del quotidiano La Stampa. Dal 1979 al 1983 ha collaborato con il Times curando la rubrica di problemi internazionali. Dal 1966 al 1968 ha condotto il telegiornale. Dal 1998 fino al 3 Luglio 2007 è stato consigliere per le relazioni esterne del Quirinale, prima con Carlo Azeglio Ciampi poi con Giorgio Napolitano. Ha pubblicato con il Mulino: Rapporto sul Medio Oriente (1998), Dialoghi sulla fede (con Vincenzo Paglia e Andrea Riccardi 2000), America Latina: memorie e ritorni (2004), Cinque discorsi fra due scelte (2004).
Autore: Arrigo Levi
Titolo: Un paese non basta
Editore: Il Mulino
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 16 euro
Pagine: 285