“L’ipotesi di Copenaghen” (Fazi, 2009) di Oscar Caplan: storia, archeologia e religione, per un thriller che farà discutere. Dietro la morte accidentale del direttore dell’Archivio Segreto Vaticano si nasconde una scomoda verità.
Che se svelata, farebbe venir meno le fondamenta teologiche delle tre grandi religione monoteiste e tutto il sistema di credenze costruito attorno nei secoli.
Tre pergamene e un foglio di appunti contenuti in una busta custodita presso un notaio. Sono le ultime disposizioni lasciate dal Cardinal Vanko St.Pierre, poco prima di recarsi alla residenza estiva del pontefice.
Egli sa bene le conseguenze dell’ azione che sta per compiere con quel gesto. Ma soprattutto sa qual è il valore di quelle pergamene. Per questo, alla luce del contenuto di quei documenti, la morte di St.Pierre non è più un incidente per Theo St.Pierre, responsabile della sezione egizia del Louvre. Consapevole del messaggio che il fratello ha voluto lasciargli, inizia una ricerca che lo porterà ad indagare a ritroso nel tempo, alla ricerca di una grande verità.
Delitti, servizi segreti, Opus dei, misteri da scoprire e verità da nascondere. “L’ipotesi di Copenaghen” ha tutti gli ingredienti per diventare un thriller di successo. Seppur con una trama e con degli scambi di battute a volte forzate in alcuni punti, il ritmo e l’intreccio degli eventi riescono ad incuriosire e a tenere desta l’attenzione del lettore. Preparatevi ad un bel ripasso di storia e religione, perché i riferimenti, le notizie e le allusioni ad eventi, cose e persone che vanno dalla civiltà egizia fino ai giorni nostri, passando per il Rinascimento italiano, sono molti.
Nei dialoghi sono spesso accennati, a volte in maniera neanche troppa velata, retroscena che hanno coinvolto e coinvolgono importanti figure mondiali e centri finanziari di potere. Qualcuno potrà trovare in questo libro delle anologie con un altro romanzo di grande successo come il “Codice da Vinci”. Non proprio. A differenza di quest’ultimo, il cui contenuto attingeva da fonti di dubbia veridicità, “L’ipotesi di Copenaghen” trasla nella finzione narrativa dati e notizie storiche attendibili. Oscar Caplan è ben informato e non dà a nasconderlo.
Siamo di fronte al solito libro poco riguardoso che attacca la Chiesa cattolica e la religioni come oscurantiste e reazionarie? In una società secolarizzata ed istruita, la diffusione di notizie od opere sulle azioni poco chiare intraprese da talune istituzioni (vedi lo scandolo Ior e la nascita dell’Opus Dei), nonché la messa in discussione di atti di fede, non dovrebbe mai intendersi come irriverente. L’ennesima diatriba tra scienza e fede? Il libro nella sua trama e nelle domande che i personaggi si pongono, guida il lettore a trovare nella magia del cosmo e nelle profondità della mente le risposte che da sempre l’uomo ha cercato. “Che cos’è la vita se non una continua lotta contro l’avvilimento della realtà. Che cosa resta quando ogni illusione è svanita?”
Oscar Caplan mette sul piatto importanti considerazioni e tematiche di difficile dissertazione, riuscendo ad arrivare ad una discreta sintesi tra esplicazione e narrazione. Una buona costruzione editoriale che sarà sicuramente apprezzata.
Oscar Caplan si è laureato all’Università di Bologna in chimica industriale e ha conseguito un MBA alla Graduate School of Business della Columbia University di New York. Ha trascorso un anno nella famiglia di un pastore battista, nel Texas, quale studente dell’American Field Service. È stato un investment banker a Londra, Milano e New York, il direttore finanziario di una multinazionale a Zurigo e un imprenditore nel settore cosmetici in Nuova Zelanda. Vive in Inghilterra e in Francia.
Autore: Oscar Caplan
Titolo: L’ipotesi di Copenaghen.Sulle orme di Mosè
Editore: Fazi
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 19,90 euro
Pagine: 712