“La casa del Professore“ (Neri Pozza, 2009) di Willa Cather, inizia col protagonista Godfrey St.Peter, 52enne professore di Storia Europea presso l’Università di Hamilton nello Stato del Michigan.
Che attraversa una profonda crisi esistenziale scaturita dal trasloco nella nuova casa.
St.Peter decide allora di continuare ad usare come studio la vecchia soffitta dove ha scritto il suo saggio-capolavoro incentrato sulle spedizioni dei conquistadores d’America. Qui attorniato dai manichini che servivano come modelli per gli abiti delle figlie Rosamond e Kathleen, il pensiero ritorna allo studente più brillante che ha avuto e che ha sempre considerato come un figlio, Tom Outland, geniale fisico che ha scoperto la formula di un gas, l’ha brevettata e poi si è arruolato improvvisamente e ha perso la vita in Francia durante la I Guerra Mondiale. Tom si era fidanzato con Rosamond e prima di partire l’aveva nominata sua erede tramite testamento. Mentre osserva il lago Michigan difronte alle finestre del suo studio-rifugio St.Peter ricorda quando incontrò per la prima volta Tom, ragazzo dal passato misterioso giunto dal Nuovo Messico con una borsa piena di antichi vasi precolombiani “… la prima cosa che il professore notò nel visitatore fu la sua voce maschia e matura, calma, a toni bassi“.
Il romanzo The Professor’s House che Willa Cather scrisse nel 1925 e che Neri Pozza ha ora ripubblicato, è diviso in tre parti nei quali il perno centrale è il capitolo dedicato a Tom dove il giovane scienziato, sotto forma di diario racconta la sua avventura nella pianura del New Mexico nella Mesa verde alla fantastica scoperta della Città di roccia, dove Tom addentrandosi in un canyon trova per caso intere città precolombiane perfettamente conservate. Sono i temi più cari alla scrittrice da sempre interessata alla provincia americana ed alla tradizione indiana e sudamericana, la quale ebbe occasione di vivere da bambina tra i pionieri scandinavi e slavi nel Nebraska, e dalla loro movimentata esistenza trasse l’ispirazione per scrivere. Questo interesse nacque inoltre anche a causa dei frequenti viaggi che compì per andare a trovare i due fratelli che vivevano rispettivamente in California e a Santa Fe “… la vita cominciò per me quando smisi di ammirare e cominciai a ricordare”. La scrittura della Cather è venata di una sottile indagine psicologica, ella sonda nell’animo dei suoi personaggi sapendone cogliere gli aspetti più intimi e fallibili.
Nell’estate solitaria che St.Peter trascorre mentre la famiglia si trova in vacanza in Francia, egli riprende in mano il diario di Tom con l’intenzione di farlo pubblicare. Qui abilmente Willa Cather fa emergere l’insoddisfazione di Godfrey, stretto dentro una famiglia che sente estranea, dove compie un bilancio della propria esistenza non vissuta fino in fondo ma solo vagheggiata da adolescente, in contrasto con l’amore per gli spazi sia fisici che mentali del suo ex allievo che ha vissuto una sola estate ma fino in fondo, completamente “… è la sensazione di avere lasciato molte cose dietro di me, cose che non posso più raggiungere e a cui, in realtà, non vorrei tornare”.
Willa Cather nacque il 7 Dicembre 1873 a Winchester in Virginia e ancora bambina si trasferì con la famiglia a Red Cloud in Nebraska. Dopo l’Università insegnò alla scuola locale di Pittsburgh e scrisse per un giornale locale. Dal 1906 lavorò per il McClure’s Magazine a New York dove visse per sei anni. In seguito decise di dedicarsi totalmente alla scrittura. Nel 1923 vinse il Premio Pulitzer con il romanzo One of ours. Morì a New York il 24 Aprile del 1947. Tra i suoi libri tradotti in italiano ricordiamo La mia Antonia (La Tartaruga 1986), Il mio mortale nemico (Adelphi 2006), La morte viene per l’arcivescovo (Neri Pozza 2008).
Autore: Willa Cather
Titolo: La casa del professore
Editore: Neri Pozza
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 15 euro
Pagine: 207