Nello script di “Baarìa“ (Sellerio, 2009) Giuseppe Tornatore, attraverso le vicende umane e semplici di tre generazioni di una stessa famiglia di Baarìa, ripercorre tutta la storia del Novecento. Introduzione di Paolo Mieli.
Baarìa è un antico nome fenicio di Bagheria, paese natale del regista siciliano in provincia di Palermo, da Cicco al figlio Peppino al nipote Pietro. Le Guerre Mondiali, il fascismo, la ricostruzione, lo scontro politico tra comunisti e democristiani fino ad arrivare agli anni Ottanta.
La sceneggiatura è stata pubblicata contemporaneamente all’uscita nelle sale cinematografiche del film omonimo da cui è stato tratto, primo film italiano che dopo vent’anni è stato scelto per inaugurare la 66edizione della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia. Baarìa, presentato in concorso a Venezia ne è uscito a mani vuote ma il pubblico ha voluto premiare il film campione d’incassi da parecchie settimane.
Tornatore ha definito la sua ultima creatura “il film della maturità, quello che più mi assomiglia“. La memoria assume un ruolo fondamentale nella sceneggiatura e la corsa iniziale del bambino sembra racchiudere in sé le piccole e grandi storie dei personaggi che, in più di due ore e mezza di pellicola, si avvicendano in un racconto corale che non può lasciare indifferenti: la storia d’amore di Peppino e Mannina, il contrasto tra democristiani e comunisti che mangiano i bambini, le storie di coraggio, i tanti paesani che con i loro tic diventano autentiche macchiette, il sogno di riscatto di Peppino e la sua voglia di bella politica. Un film caleidoscopico, epico e poetico dove ci si commuove e si ride nello stesso tempo riflettendo sul nostro passato, quando in Italia la miseria e la fame erano nere.
Tornatore, in questo film dichiaratamente autobiografico, sia nella sceneggiatura sia nel film racconta quello che accadeva intorno a lui quando viveva in Sicilia, i luoghi che più amava come la casa dei nonni e il cinema del paese, ciò che lo incuriosiva e che gli è stato raccontato. Il regista ha trascorso i primi ventisette anni di vita a Bagheria ed è venuto via perché era troppo grande la voglia di fare cinema. Di questo aveva parlato in Nuovo Cinema Paradiso dove Salvatore detto Totò apprende l’amore per la settima arte grazie all’amicizia con il proiezionista Alfredo, interpretato magistralmente da Philippe Noiret. Anche Totò parte per il continente e Alfredo, nella scena dell’addio alla stazione gli intima di non tornare più, di non guardarsi indietro.
Tornatore invece ha scritto i suoi film più belli proprio quando parla della sua terra, e in Baarìa, omaggio evidente al cinema di una volta ed ai grandi registi che lo hanno preceduto quali Federico Fellini, Sergio Leone e Vittorio De Sica, con un cast stellare, propone il tema dell’importanza fondamentale della memoria collettiva, di un passato anche recente, fatto di sconfitte, gioie, lutti di tutto un popolo che i più sembrano aver dimenticato … Qualcuno dirà che Baarìa è una storia di ricordi. A me sembra il ricordo di una storia.
Segnaliamo inoltre il libro di Pietro Calabrese e Giuseppe Tornatore “Baarìa. Il film della mia vita” (Rizzoli, 2009) dove il regista in un dialogo a due voci con il giornalista ricostruisce la storia della nascita di Baarìa mentre rievoca le figure mitiche della sua infanzia come il nonno, i genitori e rammenta i suoi primi passi nel mondo del cinema.
Il volume è stato recentemente presentato al Circolo Canottieri Aniene di Roma, alla presenza del Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, di Gianni Malagò Presidente del Circolo, di Paolo Mieli Presidente di Rcs libri, dello stesso Tornatore, di Giampaolo Letta Amministratore Delegato della Medusa che ha prodotto il film, ricordando i lunghi mesi di lavorazione in Tunisia dove è stato ricostruito il paese siciliano. Alla presenza inoltre di molti esponenti del mondo cinematografico Pietro Calabrese ha parlato … della favola moderna del successo di Tornatore. Mentre il regista ha ammesso che … Calabrese con la sua grande sensibilità è riuscito a farmi dire cose che non mi sarei mai sognato di dire a nessuno.
Giuseppe Tornatore è nato nel 1956 a Bagheria in provincia di Palermo. Nel 1886 esordisce alla regia con Il camorrista. Il successo internazionale arriva nel 1988 con Nuovo Cinema Paradiso, da lui scritto e diretto, omaggio al cinema di un tempo Gran Premio speciale della giuria al Festival di Cannes 1989 e Oscar come miglior Film Straniero 1990. I film successivi sono Stanno tutti bene (1989) con Marcello Mastroianni, Una pura formalità (1993) con Gerard Depardieu e Roman Polansky, L’uomo delle stelle (1995) interpretato da Sergio Castellitto, La leggenda del pianista sull’Oceano (1998), Malena (2000) con Monica Bellucci, La sconosciuta (2008) thriller psicologico, vincitore di 5 David di Donatello 2007, 3 Nastri d’Argento 2007 e vincitore dell’ European Film Award 2007, premio del pubblico al miglior film europeo.
Pietro Calabrese è nato a Roma l’8 Maggio 1944 da genitori siciliani. Giornalista e scrittore, ha iniziato la sua carriera prima all’Ansa, poi al quotidiano Il Messaggero, del quale è stato direttore dal 1996 al 1999. Successivamente ha diretto il mensile Capital, La Gazzetta dello sport e nel 2004 è diventato direttore del settimanale Panorama. È stato uno dei membri del consiglio di amministrazione della Fondazione Cinema che organizza la Festa del Cinema di Roma. Attualmente tiene diverse rubriche su vari periodici tra i quali Moleskine su Corriere Magazine.
Voto: 8
Autore: Giuseppe Tornatore
Titolo: Baarìa
Editore: Sellerio
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 13 euro
Pagine: 288