Gang Seong-su, in arte Doha, torna a deliziare il lettore con 900 pagine di accuratissime tavole pensate per il web e poi trasposte in volume. Con “Romance killer” (Planeta DeAgostini, 2009) l’autore rimescola gli ingredienti tipici del fumetto orientale e ce li ripropone in una nuova formula ipnotica e surreale dove, sulla superficie della quotidianità, si intravedono le ombre di un passato minaccioso e sanguinario.
È la storia di un uomo alle prese con una classica crisi di mezza età che si trasforma, con lo scorrere delle immagini, in un torbido vortice di passioni e brandelli di vite passate.
R è un padre di famiglia come tanti, uno che aiuta la moglie nella gestione del negozio di fiori ma non capisce come mai lei continui a farsi ritoccare il viso, che si preoccupa della figlia svogliata, salvo poi innamorarsi della compagna di classe, uno che chiacchiera con l’ex-collega di lavoro ma si ingelosisce quando lo vede parlare con la moglie. A questo panorama di normalità Doha aggiunge elementi devianti che portano allo sconvolgimento delle vite di tutti i personaggi, singole note stonate come una Beretta, un’anta rotta e un hotel a ore. Prima solo indizi, pochi riferimenti al passato, poi tutto cade nel turbine del dubbio, di storie difficile da ricostruire, fino all’impensabile finale.
“Romance killer” è un’opera di camuffamento, un lavoro di abile intreccio che prende i generi della commedia, del giallo e della tragedia fondendoli in qualcosa di diverso, di ibrido, un racconto che si muove a spirale contorcendosi su sé stesso, come colori primari mescolati in un unico e indistinto colore opaco.
Notevole è poi il risultato visivo ottenuto da Doha, che ha elaborato ulteriormente lo stile del già famoso “Il grande Catsby” e portando al limite l’incrocio tra il disegno a mano libera e l’elaborazione digitale di sfondi e colori. Accusato a volte di eccessivo manierismo, specialmente per la ripetizione di immagini simili e per la lentezza del ritmo di lettura, Doha si difende parlando di uno stile che ha coltivato nel tempo, con consapevolezza e rigore. Al lettore potrà giovare il paragone con il cinema di ampio respiro dove ogni sequenza è la somma di immagini apparentemente senza significato, in un percorso visivo lento ma inesorabile da svelare fotogramma dopo fotogramma.
In un’opera come questa è importante sottolineare nuovamente l’iniezione di tematiche forti in un corpo narrativo definibile come classico, popolare. Prendiamo l’idea del fumetto orientale da edicola, fatto di comicità e sangue facili, e ripensiamolo nella forma di un volume da scaffale, elegante e da conservare, un oggetto degno di essere definito un libro.
Gang Doha è uno degli esponenti di maggiore rilievo del fumetto sudcoreano, uno dei pochi autori ad aver ottenuto la fama e il rispetto internazionali con il proprio contributo allo sviluppo dei manwha alternativi, un pioniere fuori dai solchi del mercato comune che ancora non si è perso nella selva. Tra i suoi lavori ricordiamo il già citato “Il grande Catsby”, vincitore di numerosi premi, e “Padre e figlio”, fumetto prodotto quando era ancora alle superiori e che gli ha regalato la prima pubblicazione.