Ancora Miguel Angel Martin e ancora un successo. Il noto autore spagnolo con questo “Playlove“ (Purple Press, 2008), volume elegante e ben curato riesce con la classica essenzialità, visibile tanto nei dialoghi quanto nel tratto, a riprendere quel sentiero e quella ricerca volutamente antiestetica della comprensione in chiave asettica della società di oggi. L’uso ridondante del bianco, come se esternamente contasse solo l’essenziale, il nulla che si fa oggetto realistico e onirico al tempo stesso. Una immediatezza quasi ossessiva che isola la storia e i personaggi in un quadro di rara bellezza attraversato da squarci di ironia e di poesia, lirico in un senso più che mai moderno.
Ari, bella nella sua semplice linearità, è una ragazza che vede spezzarsi in pochi istanti la catena quotidiana della propria vita. Poche ore servono per perdere lavoro e amore, lasciata dal proprio ragazzo per iniziare alla luce del sole una relazione parallela con un’altra donna.
Ma da un momento di rottura, c’è una esplosione iniziatica che produce una nuova nascita. Un “incipit Vita Nova” che coincide in un nuovo incontro, Dani, un ragazzo che è razionalizzazione del perfetto.
Tramite questo ragazzo sconosciuto ed eccessivo, tutto è più rapido e schizofrenico con lui, trova anche un nuovo lavoro che è un microcosmo a se stante in cui figure diversissime tra loro iniziano ad entrare prepotentemente nella sua vita. Amicizia e serenità, amore e voglia di vivere in un turbinio di spensieratezza e divertimento sono il velo di Maja in cui si imbatte la protagonista.
Uno nuovo squarcio viene a presentarsi, prima invisibile ai suoi occhi, poi lampante e rivelativo. La perfezione incontrata è la maschera di cinismo e calcolo, malvagità e irrequietezza. Martin è bravissimo a districarsi in storie di realtà e pseudo-realtà che si sovrappongono fino a scomparire. Si respira un’aria rarefatta di alcol, droga e musica assordante, c’è una tensione erotica squisitamente umana che e diventa motore incessante di ogni evento o decisione.
L’estremismo coinvolgente ci porta in un mondo altro, che solo dalla parvenza differisce da quello reale, sorridiamo e ci commoviamo con i protagonisti, piangiamo la morte del collega malato di cancro e ci incuriosiamo dei pettegolezzi di donne. Verrebbe da dire che il volume cerchi di dare un significato al significante amore. L’amore secondo Martin, che non è amore per una persona, per un amico, per un sentimento, per la vita. Ma un meccanismo incandescente e inconsapevole che è tempesta nella quiete del quotidiano.
Miguel Ángel Martín (Spagna, 1960) viene definito «uno dei migliori disegnatori europei» dalla rivista «Time». È vincitore di prestigiosi riconoscimenti e grande destabilizzatore: i suoi lavori sono stati accolti in modo contrastante dal pubblico e dalla critica (Premio Autore Rivelazione Internazionale del fumetto di Barcellona, Premio Yellow Kid come miglior autore europeo, Gran Premio Micheluzzi al Comicon di Napoli e il Premio «La Repubblica XL» per il miglior libro dell’anno). Nel 1998 il suo volume Psychopatia Sexualis è stato sequestrato dalla magistratura italiana. Tra i suoi lavori ricordiamo Anal Core, The Space Between, Rubber Fishe Snuff 2000 e i celebri Brian The Braine Neuro Habitat.