Centoquarantadue pagine: ecco “Il calore del sangue” di Iréne Némirovsky (Adelphi, 2008), traduzione di Alessandra Berello e note di Olivier Philipponat e Patrik Lienhardt. Quanta passione, quanti desideri repressi, quante emozioni sottotraccia dominano ciascun personaggio. Soprattutto tre donne, in questo intenso romanzo della grande scrittrice francese dal tragico destino.
Nella sonnolente ed agreste provincia autunnale francese, in Borgogna nel 1930, dove il tempo viene scandito dal lento susseguirsi delle stagioni, Colette, la figlia di due ricchi proprietari terrieri del luogo, sta per sposarsi con il classico bravo ragazzo che ha alle spalle una famiglia simile a quella della sua giovane futura sposa. Le premesse di felicità ci sono tutte ma la realtà, come spesso accade, è molto più complessa di quello che sembra. E tutto ciò lo si intuisce fin dalle prime pagine, in una sottile rete di allusioni, piccoli cenni qui e là, tipica dello stile di Iréne Némirovsky.
Tutti i personaggi del romanzo sembrano usciti da una commedia pirandelliana. Un gioco ad incastro, un entrare ed uscire dal palcoscenico assumendo più aspetti e più volti, tutti uniti tra loro da un filo invisibile che solo il lettore vede e che si rivelerà in tutta la sua forza dirompente solo alla fine, quando tutta la verità che lega i componenti del dramma verrà alla luce. Helene, sua figlia Colette e Brigitte non sanno resistere, loro malgrado, allo chaleur du sang, al desiderio bruciante. Il loro è lo stesso destino che è capitato in sorte quasi un secolo prima ad Emma Bovary: giovani donne costrette dalle proprie famiglie a matrimoni di facciata, con uomini il più delle volte più anziani di loro.
Con queste premesse è quasi naturale perdersi, cercare la felicità da un’altra parte per sfuggire al grigiore ed alla solitudine. Alle ricche famiglie borghesi della zona, tutte imparentate tra loro, che vivono in case confortevoli con caminetti sempre accesi, che possono diventare persino una prigione, anche se dorata, fa da contrasto la dura esistenza dei contadini, la loro fatica per vivere. Essi osservano il dipanarsi della matassa e silenziosamente giudicano il comportamento dei “signori”. Non c’è speranza di redenzione in questo romanzo, ciascuno si porta appresso il proprio senso di colpa.
Il grande pubblico aveva scoperto l’abilità narrativa della Némirovsky nel 2005, quando la Casa Editrice Adelphi con “Suite francese“, forse il suo capolavoro, aveva iniziato a pubblicarne l’opera omnia. La maestria di Iréne Némirovky sta nella descrizione di ambienti e atmosfere, nelle splendide similitudini, l’amore a vent’anni somiglia ad una crisi di febbre, a un attacco di delirio. Quando tutto è finito si fa fatica a ricordare, che fanno di tutti i suoi romanzi, sia quelli dedicati alla alta borghesia ebraica alla quale apparteneva, sia quelli ambientati nei ghetti dell’Europa Orientale, un appuntamento imperdibile con la letteratura di qualità.
Di fondamentale importanza ricordare che il romanzo, scritto tra il 1937 ed il 1938, ed ambientato nello stesso paese del Morvan a Isay-l’Evéque, dove la scrittrice aveva cercato riparo insieme alla sua famiglia dalla furia nazista e dove sarà arrestata, sarebbe rimasto incompiuto, se Iréne Némirovsky nel 1942 non avesse messo in salvo la rimanente parte di questo libro. Di tutto questo materiale non si è saputo più nulla fino a quando nel 2005 non sono stati depositati nell’archivio dell’IMEC (Institut Mémoires de l’Edition Contemporaine). Il volume è stato per la prima volta pubblicato in Francia nel 2007.
“Il calore del sangue” è destinato a spegnersi presto, annota Sylvestre voce narrante e coscienza del romanzo.
Iréne Némirovsky nasce a Kiev, in Ucraina l’11 Febbraio 1903 da una ricca famiglia ebraica. Il padre, di origini francesi, era uno dei più potenti banchieri russi dell’epoca. Sin dalla propria adolescenza inizia ad appassionarsi alla letteratura. Quando scoppia la Rivoluzione Russa nel 1917, tutta la famiglia Némirovsky abbandona San Pietroburgo per rifugiarsi in Francia, dove la scrittrice trascorrerà anni felici fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Il suo primo romanzo David Golder, riscuote un grande successo. Nel 1926 sposa l’ingegnere Michel Epstein. Da questa unione nasceranno due figlie. Quando l’antisemitismo si fa sempre più minaccioso Iréne decide di farsi battezzare insieme alle proprie figlie. Nonostante ciò viene arrestata nel Luglio del 1942 e deportata nel campo di concentramento di Auschwitz, dove morirà di tifo un mese dopo. La stessa sorte toccherà al marito, gasato appena giunto nello stesso campo di sterminio nello stesso anno. I libri di Iréne Némirovsky sono tutti pubblicati da Adelphi. Citiamo Il ballo (2005), Jezabel (2007), I Cani e i lupi (2008), I doni della vita (2009).
Voto: 7
Autore: Iréne Nemirovsky
Titolo: Il calore del sangue
Editore: Adelphi
Anno di pubblicazione: 2008
Prezzo: 11 euro
Pagine: 142