Incuriosito dal protagonismo femminile, Massimo Ceriani ne ha raccolto le testimonianze nel suo ultimo libro “Parole di donne“ (Ediesse, 2009). L’autore intervista donne di diverse età con l’intento di conoscere più da vicino la loro esperienza, come vivano il lavoro e il mercato, come rappresentino se stesse e la vita, quali risposte e quale immaginario avanzino con loro.
“Appena mi si è presentata l’occasione sono entrata in una società di consulenza. Avere quel lavoro significava affrontare una vera sfida, perché a me le cose semplici non piacciono, le molle che mi muovono sono il mettermi in situazioni un po’ estreme dove sei costretta a metterti in gioco pesantemente. Alla fine sono riuscita a dimostrare a tutti che potevo farcela“. Parla così Laura Protasoni, consulente d’impresa di Gallarate.
Cristina Ronzoni, invece, ha iniziato a lavorare durante gli anni dell’università, come cameriera, aiuto cuoco, lavapiatti, apicoltrice e poi come insegnante, operatrice in comunità fino a diventare presidente di un Consorzio milanese di cooperative sociali. “Ero una donna che si confrontava in un ambito maschile e in un ruolo non proprio femminile – racconta –; è chiaro che se non avessi maturato certe competenze sarei rimasta indietro“.
Diletta Colombo, 28 anni, aspirante libraia. “Mi sono laureata nel 2005 in scienze politiche alla Statale di Milano e la tesi è andata così bene che avrei voluto fare il dottorato in storia delle relazioni internazionali. Presto mi sono scontrata con la dura realtà: fare il dottorato è una passione, devi esserne estremamente convinto e metterti nell’ottica che per molti anni non guadagnerai. Ti dedichi alla ricerca con un minimo rimborso spese e devi tentare in tutti i modi di vincere una borsa di studio per non fare la fame. Dopo essermi fatta due conti ho lasciato perdere e ho cominciato a inviare curriculum. Il giorno dopo già mi avevano chiamato per un colloquio alla Fnac. Ho avuto contratti co.co.co, part-time, semestrali e adesso ne ho uno di 18 mesi con possibilità di inserimento”.
Storie di donne lavoratrici che ancora oggi per assumere nella società il ruolo che meritano sono costrette a grossi sacrifici, di sicuro a mostrare capacità ed eccellenza. A volte sono obbligate a rinunciare ai propri sogni. Questo è l’unico modo per emergere. A maggior ragione in tempo di crisi. Ad oggi, tuttavia, le donne si confermano come le vere protagoniste del nostro mercato del lavoro, al cui interno si muovono sia come occupate, sia come ex-disoccupate alla ricerca di un impiego.
Dal 1993 al 2008 il tasso di attività femminile è passato dal 47,8% al 60%, il tasso di occupazione dal 43,4% al 57,1%. Lo rivela uno studio del Dipartimento del mercato del lavoro della CGIL Lombardia che ha altresì analizzato il mondo dell’imprenditoria femminile. Un fenomeno che cresce con ritmi sempre più sostenuti e che rappresenta il 25% dell’imprenditoria italiana. Le imprese controllate da donne si situano in particolare nel settore terziario: commercio, ristorazione e alberghi, servizi alle aziende, servizi sociali, personali e sanità.
Ma le prospettive in periodo di crisi non sono ovviamente rosee per nessuno. In particolare per quelle donne con contratti atipici (in Lombardia sono il 72% di contratti di avviamento al lavoro). Le imprese prevedono un calo dei livelli occupazionali attraverso il blocco del turnover e la cessazione dei contratti a termine. Riusciranno ancora una volta le donne a dimostrare il loro valore e superare questa fase trattenendo il proprio posto di lavoro con le unghie e con i denti? I precedenti, per fortuna, fanno ben sperare.
Massimo Ceriani lavora nella consulenza e formazione professionale e pratica da anni la pista della ricerca locale e delle storie di vita. Ha pubblicato, tra l’altro, Che cosa rimane. Racconti dopo il Sessantotto (Jaca Book, 2001) e Può non essere così. L’esperienza di un gruppo di donne con storie difficili (Alberti Editore, 2004).