Pungente e ironico “Servizio compreso” (Ponte alle Grazie, 2008) ci porta dietro le quinte di una realtà prestigiosa ma dominata da mille manie e rivalità, svelandoci i trucchi e i segreti della sala e della cucina. Cosa farà da grande ancora non lo sa, ma Phoebe, prosegue nel suo sogno di diventare scrittrice, e nel frattempo si mantiene facendo la cameriera.
L’avventura di Phoebe inizia proprio quando va a lavorare in uno dei più importanti e lussuosi ristoranti di New York il Per Se del celebre chef Thomas Keller. Qui imparerà le rigide regole del mondo della ristorazione e sul servizio di sala, ma anche su stessa. Phoebe avrà la capacità di farsi valere in questo ambiente duro e ostile diventando chef de rang. Riuscirà a impressionare persino un temibile critico gastronomico del New York Times. Si ritroverà anche coinvolta in una tenera storia d’amore con uno dei colleghi.
Ecco cosa racconta l’autrice.
Il libro racconta della sua esperienza in un ristorante di lusso, oggi dopo il suo libro cosa è cambiato per lei, è un vip che frequenta questi locali e si fa servire facendo caso al servizio offerto?
“Mi piace sempre mangiare e apprezzerò sempre il buon servizio, ma non posso più permettermi il caviale e il fois gras. Oggi si guadagna di più servendo ai tavoli che scrivendo.”
Da dove è nata l’idea di raccontare la sua esperienza e con tanta dovizia di particolari?
“Ho cominciato a lavorare nei ristoranti per mantenermi e poter perseguire il sogno di scrivere, ma mi sono innamorata di questo lavoro. C’era qualcosa nell’energia del ristorante, nell’osservare le persone in sala da pranzo, nella sensualità del cibo e del vino che hanno fatto di questo lavoro molto più che un mestiere per pagarsi da vivere. Dopo pochi anni mi sono accorta che avrei potuto catturare sulla pagina quello che amo dei ristoranti.”
Il suo libro è arrivato da poco tempo in Italia e sembra aver già ottenuto un discreto successo, in America il pubblico come ha accolto questo libro diario?
“Sono stata fortunata ad avere ottime recensioni e continuo a vendere bene in America.”
Dopo l’uscita del suo libro cosa pensa di fare, continuare a scrivere o tornare al mondo della ristorazione?
“E’ bello sapere che potrò sempre trovare un lavoro in un ristorante, ma mi sono talmente divertita a scrivere il libro che vorrei continuare a giocare con le parole finché posso. A dire il vero, se qualcuno mi desse un mucchio di soldi e mi dicesse di aprire una piccola enoteca, comincerei domani.”
Cosa oggi la gratifica di più l’esperienza acquisita nel lavoro di chef de rang o quella di scrittrice?
“Non sono uno chef, e non sono nemmeno una buona cuoca. Quindi la domanda è se mi sento più soddisfatta come scrittrice o come cameriera. Mi manca l’aspetto sociale del lavoro, la soddisfazione di rendere le persone felici, e i personaggi che ho incontrato sulla strada. Ma amo anche lavorare a casa e non lavorare durante le feste.”
Nel libro racconta quanta disciplina vige nelle cucine e in un ristorante, questo quanto l’ha aiutata nella vita? È cambiato qualcosa?
“Il libro inizia solo ad esplorare quello che ho imparato da Thomas Keller a da tutto il team Per Se. Fare attenzione ai dettagli è una lezione importante, non importa che sia piegare un tovagliolo o scegliere il verbo giusto.”
Verrà in Italia e in Europa per pubblicizzare il suo libro?
“E’ un invito?”
Nel libro alla fine di ogni capitolo da un consiglio su come comportarsi. Se dovesse dare un consiglio a un suo coetaneo che vuole riuscire nella vita come ha fatto lei cosa direbbe?
“Per avere successo in un ristorante bisogna avere un genuino interesse nelle persone, in quello che desiderano e perché. E’ importante fare bene il proprio lavoro. Un consiglio: investi in buone scarpe. Meglio se zoccoli.”