Per la redazione del romanzo La ragazza di Cracovia (Sperling & Kupfer 2017) l’autore statunitense Alex Rosenberg ha tratto ispirazione da una storia vera.
Polonia, Cracovia 1935. “Una donna che studia legge non ha molto senso, specialmente se è ebrea. Non ci sono posti statali: Non si accettano candidature di ebrei o donne”. Rita Feuerstahl frequentava la Facoltà di Giurisprudenza, perché “voleva una vita”.
Alta, bionda, occhi azzurri, Rita aveva gli stessi desideri di una qualsiasi ragazza di vent’anni, convinta di essere molto intelligente, carina, e decisa a cogliere la propria occasione, a mettere alla prova il proprio ottimismo. Cosa che non avrebbe mai potuto fare nella città paterna o in qualunque altro posto dei dintorni. La giovane, spinta da una grande ambizione, aveva lasciato Gorlice, cittadina della Slesia vicina al confine con la Cecoslovacchia distante cento chilometri a sud di Cracovia, per studiare a Cracovia e di conseguenza scoprire il mondo. Ma il destino le aveva fatto incontrare Urs Guildenstern, studente all’ultimo anno della Facoltà di Medicina, che arrivava da Karpatyn, una grande città abitata da pochi polacchi ma soprattutto da ucraini ed ebrei distante cinquecento chilometri a sudest di Cracovia, oltre L’vov, sul Dnepr poco più a nord del confine rumeno.
Poco tempo dopo il loro primo appuntamento Urs e Rita si erano fidanzati, non rendendosi conto che erano troppo diversi per stare insieme. Se Urs era un tipo cauto, metodico che soppesava tutto con attenzione prima di agire, Rita era l’esatto opposto, volitiva e istintiva. Dopo il matrimonio gli sposi erano andati a vivere a Karpatyn dove Urs esercitava la professione di medico, mentre Rita cercava di dare un senso alla propria vita che si stava rivelando sempre più noiosa e banale, priva di senso.
Eventi più grandi di Urs e Rita, però, si stavano susseguendo: dapprima il patto di non aggressione Molotov-Ribbentrop tra la Germania nazista e l’Unione Sovietica siglato il 23 agosto 1939.
“Poi, quasi immediatamente dopo, i tedeschi decretarono la fine della Polonia, e lo fecero così in fretta che i cinegiornali non ebbero nemmeno il tempo di documentare l’intera campagna”.
Era il 1 settembre del ’39, data di inizio della II Guerra Mondiale. Due settimane più tardi (il 17 settembre), l’Armata sovietica entrò in Polonia dai confini orientali.
“I tedeschi si ritirarono persino dai territori che avevano già occupato, lasciando ai russi quasi metà del Paese”.
Rita aveva partorito suo figlio Stefan in piena occupazione sovietica. Ora non era più polacca, era diventata ucraina, cittadina sovietica, moglie del direttore di un policlinico statale aperto a tutti.
“L’ordine sociale era stato completamente rovesciato”.
The Girl from Krakow è il romanzo d’esordio di Rosenberg, già bestseller negli Stati Uniti. Molto bella la figura di questa donna coraggiosa in pena per il destino del figlio, la quale nella primavera del 1944 sotto falsa identità giunge a Berlino, perché in possesso di un segreto importantissimo in grado di cambiare le sorti della II Guerra Mondiale.
“Rita, tu devi vivere! Devi fare di tutto per assistere alla fine del conflitto. Perché la fine è vicina, più vicina di quanto si creda”.
Alex Rosenberg, americano, insegna filosofia alla Duke University, in North Carolina. Ha scritto numerose opere accademiche di filosofia della scienza. La ragazza di Cracovia è tradotto da Federica e Stefania Merani.
Autore: Alex Rosenberg
Titolo: La ragazza di Cracovia
Editore: Sperling & Kupfer
Anno di pubblicazione: 2017
Prezzo: 18,90 euro
Pagine: 420