Sotto un sole diverso di Ernst Lothar Sigsmund Muller (edizioni e/o 2016) è il libro edito per la prima volta negli Stati Uniti nel 1943, da poco pubblicato nella Collana Intramontabili della Casa Editrice romana, dello scrittore, regista e critico teatrale austriaco già autore del capolavoro La melodia di Vienna. “Exilioque domos et dulcia limina muta atque alio patriam quaerunt sub sole jacentem”.
Virgilio, Georgiche, libro II, 511/2. Il “romanzo del destino sudtirolese”, come recita il sottotitolo del volume di “uno scrittore di genio”, inizia con la bella descrizione del sole al tramonto che incominciava a infiammare le montagne, lo Sciliar con le sue pareti scoscese e il Catinaccio selvaggio e frastagliato coperto di neve. Peccato però, rifletteva l’anziano Mumelter che il magnifico spettacolo, illuminando le lettere di metallo sull’insegna della stazione, metteva in evidenza che il nome “Bozen”, usato da secoli, era cambiato in “Bolzano” da vent’anni.
Nato e vissuto da sempre a Bolzano, novantuno anni d’età, Mumelter non riusciva a superare quest’affronto, ancora fedele suddito austro-ungarico nell’animo. Eppure in quel giugno del 1939, il vegliardo oramai si sarebbe dovuto abituare al cambiamento. Il tempo che era passato senza lasciare troppi segni sul suo corpo gli era scivolato addosso anche in questo senso, Il Sudtirolo non apparteneva più all’Austria, di anno in anno, “viene italianizzato con il doppio della pressione e con il triplo dell’astuzia”, ma Mumelter non ne aveva ancora preso atto. Quel Trattato di Sain-Germain-en Laye del 1919, stipulato alla fine della Grande Guerra, dove veniva stabilita la ripartizione dello sconfitto e dissolto Impero austro-ungarico che annetteva al Regno d’Italia quelle parti del Tirolo comprendenti Cortina d’Ampezzo e le odierne Province Autonome di Bolzano e di Trento al Regno d’Italia, per Mumelter era “una porcheria”.
All’improvviso “la nostra terra si chiama Alto Adige e chi dice Sudtirolo viene punito, i bambini possono solo frequentare scuole italiane ed è vietato celebrare la messa in tedesco”. L’anziano si trovava alla stazione di Bolzano in compagnia della nipote Riccarda, perché il fratello maggiore di Riccarda, Andreas, stava tornando dalla Germania dove aveva ottenuto una laurea in Ingegneria Meccanica. Dopo l’“Anschluss”, l’annessione, dell’Austria alla Germania nazista del ‘38 voluta da Hitler per formare la “Grande Germania” Mumelter era certo che il Fuhrer si sarebbe preso anche il Sudtirolo. Di nuovo un Tirolo unito, dove si poteva tornare a parlare tedesco e “vivere e morire come eravamo abituati”. Era per questo che il patriarca appena il nipote era sceso dal treno gli aveva chiesto: “Com’è la situazione?”.
Nel 1936, quando Andreas era andato a studiare in Germania, la pensava esattamente come il nonno e come la maggioranza dei sudtirolesi. Ma ora non più, da molto tempo, il giovane aveva conosciuto il Terzo Reich, quindi era meglio non averci nulla a che fare. “Ha imparato che, nonostante tutto, conviene tenersi gli italiani, non c’è paragone”. Per Mulmeter il tempo della disillusione sarebbe arrivato presto. Attraverso la storia di una famiglia da secoli residente a Bozen nella Silbergasse, accanto alla sede della ditta tramandata da generazione in generazione, fondata durante il regno di Maria Teresa e che porta il nome di “Intagliatori tirolesi riuniti Christop Mumelter e figli”, Lothar restituisce al lettore la grande sofferenza di una minoranza etnica accompagnando il lettore in una delle pagine meno note e più oscure della nostra storia.
La minoranza tedesca in Sudtirolo, di quei tempi, composta da circa duecentomila persone doveva sparire dall’Alto Adige, perché non era utile alla politica hitleriana. E ciò avvenne nel volgere di pochi mesi e senza troppo clamore grazie anche all’impegno sollecito dell’alleato italiano. Infatti, in seguito agli accordi tra il Duce e il Fuhrer del 21 ottobre 1939 volti a risolvere il contenzioso sull’Alto Adige, che prevedevano o il rimpatrio nel Reich o restare ed essere italianizzati, i Mumelter avrebbero scelto la via dell’esilio. Un destino che lo stesso Lothar, di origine ebraica, aveva avuto modo di sperimentare sulla propria pelle. “La linea di demarcazione fra Tirolo austriaco e Sudtirolo tracciata a Saint-Germain continua a bruciargli come una ferita aperta”.
Ernst Lothar Müller (Brno 1890-Vienna 1974) fu scrittore, regista e critico teatrale. Dopo la laurea in giurisprudenza e una rapida carriera nella burocrazia austriaca si dedicò anima e corpo alla scrittura e al teatro arrivando a dirigere il Theater in der Josefstadt di Vienna. Nel 1938 a causa delle persecuzioni del regime nazista emigrò negli USA dandosi all’insegnamento universitario. Tornò a Vienna nel 1949 e continuò a scrivere romanzi, liriche e saggi. Nel 2014 è stato pubblicato per e/o La melodia di Vienna.
Unter anderer Sonne è tradotto da Monica Pesetti
Autore: Ernst Lothar Müller
Titolo: Sotto un sole diverso
Editore: edizioni e/o
Anno di pubblicazione: 2016
Prezzo: 18 euro
Pagine: 368