Nel volume L’invenzione dell’inverno di Adam Gopnik (Guanda, 2016), opera più recente del giornalista/scrittore statunitense, l’autore conferma di essere quel “brillante, coinvolgente e intensamente moderno” narratore celebrato dal pubblico e dalla critica in occasione delle sue precedenti prove letterarie e, soprattutto, di possedere una straordinaria capacità di appassionare i lettori anche a temi già ampiamente presenti nella narrativa e non solo, affrontandoli sempre con analisi e considerazioni profonde ed originali.
E’ anche il caso di questo libro in cui l’autore pone al centro delle delle sue acute ed eclettiche “scorribande” il tema dell’inverno. Una stagione, la cui percezione, lungo il cammino della civiltà umana, ha subito un profondo mutamento nella sensibilità collettiva. Come sottolinea Gopnik, soltanto negli ultimi due secoli, grazie al progresso della tecnologia, l’inverno ha smesso di essere un periodo di abbandono e ritiro, una stagione aspra, “buia e gelida” da cui sopravvivere, offrendo nuove e feconde occasioni di svago, di lavoro, di scambio e crescita sociale e culturale.
E’ fuor di dubbio che noi uomini e donne di oggi vediamo, udiamo e percepiamo nell’inverno note e sfumature emozionali che i nostri antenati non avvertivano. L’autore, lungi dal pretendere di essere esaustivo, ha scelto di riunire la sue riflessioni sul tema in cinque capitoli, contenenti un avvincente viaggio tra gli artisti, i libri, le musiche e le mode del tempo. Un percorso che si snoda velocemente dai paesaggi gotici dei romantici tedeschi alle poetiche nevicate degli impressionisti, dalle parabole natalizie ambientate nelle città di Charles Dikens alle visioni degli iceberg di Lawren Harris per approdare ai giorni nostri, a Nat King Cole che canta “Baby, it’s cold outside”.
L’intento dell’autore, che sembra divertirsi nel raccontare personaggi e storie di varie epoche, non è quello di interessare il lettore all’inverno in quanto fatto fisico, ma piuttosto come atto poetico: in definitiva, all’inverno nella mente più che nella materia.
Adam Gopnik è uno scrittore e giornalista americano. Da circa trenta anni scrive per il “New Yorker”, di cui è stato corrispondente da Parigi per cinque anni. Gli è stato assegnato per tre volte il “National Magazine Award for Essays and for Criticism” ed il Premio “George Polk for Magazine Reporting”. I suoi principali romanzi sono stati pubblicati in Italia dall’editore Guanda: nel 2010 ”Una casa a New York”, una sorta di diario sentimentale del giornalista verso la sua città; l’anno successivo “Da Parigi alla luna”, in cui ripercorre i suoi anni di corrispondente dalla Ville Lumière; quindi, “Il sogno di una vita. Lincoln e Darwin” nel 2013 e, infine, “In principio era la tavola” (2014) in cui celebra la tavola, luogo di cultura gastronomica e di piacevole intrattenimento in cui si raccoglie ed unisce la famiglia radunano gli affetti e si coltivano i rituali e le tradizioni. “L’invenzione dell’inverno” il cui titolo originale è “Winter. Five Windows on the Season”, è tradotto da Isabella C. Blum.
Autore: Adam Gopnik
Titolo: L’invenzione dell’inverno
Editore: Guanda
Pubblicazione: 2016
Prezzo: 20 euro
Pagine: 276