Siamo nel 2009, eppure la letteratura erotica è ancora un tabù. Sono stati fatti passi da gigante rispetto ai primi romanzi anni ’70, ma i libri erotici incontrano ancora qualche difficoltà. Scopriamo perchè.
In passato la letteratura erotica ha avuto diffusione limitata, sia per l’imbarazzo di ammettere il possesso di un libro di quel genere sia per la vergogna dell’acquisto in libreria. Ora il settore comincia a rialzarsi. Poi la cultura televisiva l’ha riabilitata e successivamente sdoganata come lettura psicologica, allentando quell’alone di proibito che aleggiava tra le sue pagine. A questo punto i romanzi erotici del passato non rappresentavano più a pieno titolo l’immaginario di donne e uomini dei nostri tempi e, con l’avvento di internet, sono prolificati portali di ogni genere che raccoglievano i racconti personali dei nuovi autori di questo filone. Ora che l’offerta è così vasta e facilmente fruibile in modo totalmente anonimo, ci si è accorti che i numeri statistici di questo filone sono aumentati a dismisura per quanto riguarda la lettura online, a differenza dei formati cartacei che continuano ad arrancare.
A livello di libri il caso eclatante è stato quello di Catherine Millet, scrittrice francese che nel suo “Vita sessuale di Catherine M.” (Mondadori, 2002) descriveva senza remore le sue abitudini sessuali. Il libro andò a ruba. In Italia la pietra dello scandalo fu Melissa P., che nel suo “100 colpi di spazzola prima di andare a dormire” (Fazi, 2003) mette a nudo le sue esperienze sessuali di adolescente, con un’innocenza quasi disarmante. Non meno esplicito il romanzo sadomaso “L’uomo che mi lava” di Valentina Maran (Piemme, 2006).
Due anni fa (edito da Sonzogno, 2007) “Il dolce veleno dello scorpione“, libro-testimonianza di Bruna Surfistinha. E’ il diario di un’adolescente brasiliana, squillo d’alto bordo pur senza averne necessità economica. Nato da un blog tenuto dalla ragazza, è uno dei casi, sempre più frequenti, in cui il web diventa veicolo di contenuti per la carta stampata. Bruna (pseudonimo della ragazza) sceglie la prostituzione come mezzo per uscire dalla schiavitù della famiglia e quindi come affermazione della libertà.
Un tema dominante nella letteratura erotica femminile, le cui autrici hanno fatto del sesso il modo per affrancarsi dalla schiavitù della vita quotidiana e per dimostrare la propria indipendenza. Ma se negli anni Settanta, quando la donna stava lottando per ottenere i propri diritti, scrivere romanzi erotici femminili aveva un senso, una sorta di liberazione da una schiavitù durata secoli, oggi la sovraesposizione mediatica delle parti intime femminili ha svuotato questi contenuti di qualsiasi significato erotico. Parlarne non dà più scandalo, anzi, risponde a un cliché ormai superato. Non c’è più mistero, tutto è reso esplicito da televisione, cinema, carta stampata e web.
“Posh porn” è l’espressione con cui viene definito un nuovo filone di letteratura erotica.. Una definizione che ben caratterizza lo spirito alla base di una letteratura che nulla ha a che vedere con gli slanci realisticamente passionali delle scrittrici degli anni Settanta. Fredde e distaccate, scrittrici e protagoniste di questi nuovi romanzi vivono il rapporto sessuale con un cinismo calcolato e privo di partecipazione emotiva. Sanno quello che vogliono e hanno intenzione di raggiungerlo il prima possibile, senza fronzoli inutili ad accompagnarlo.