Quartetto (Adelphi 2013) uscito nel 1928 è opera chiaramente autobiografica ed è la prima, pubblicata nel 1928, di Jeans Rhys autrice dei più noti “Il mare dei Sargassi” e “ Addio Mr. Machkenzie” editi entrambi da Adelphi. Nel libro l’autrice ricorda il proprio legame con Ford Madox Ford e Stella Bowen, durante gli otto mesi di carcere del primo marito.
Quando traduce le esperienza di vita proprie in un romanzo difficilmente uno scrittore individua il giusto registro, all’opposto la miracolosa bellezza del “Quartetto” sta precisamente nella capacità dell’autrice di oggettivare un doloroso vissuto personale, depauperandolo di qualsiasi mitizzazione. Senza ombra di dubbio Jean Ryhs assumendo come modello un’immagine di sé in quel particolar momento della sua vita ha ritratto la protagonista Myra, la giovane inglese sposata a un polacco, truffatore da quattro soldi, che finendo in galera l’abbandona in mezzo alla strada poverissima e dunque facile preda dei benestanti Heidler, mercante d’arte il marito Hugh, pittrice dilettante la moglie Lois.
Eppure cosa sappiamo di Myra, oltre alla supposta somiglianza caratteriale con la scrittrice domenicana? Gli occhi remoti ne denunciano soprattutto l’aspirazione mancata alla statura di personaggio tragico: essa difetta della dignità di una scelta, qualunque essa sia. Myra è vittima degli eventi, la sua ipersensibilità emotiva la condanna all’inazione. In lei è persino arduo rintracciare la forza di un sentimento o d’amore o d’odio: sentendosi in balia della corrente, essa si aggrappa come a uno scoglio ad uomini egoisti e mediocri quali il marito e l’amante. La paura di essere trascinata verso l’ignoto la costringe infine allo squallido ménage con gli Heidler, che la mettono su una giostra al luna park e si divertono mentre viene sballottata di qua e di là: l’uomo fa di lei un’amante a tutto disponibile, la moglie complice la umilia e vede in ciò il sordido strumento per attaccare a sé ancor più il sensuale coniuge.
La inevitabile solidarietà dell’autrice con la sua creatura si traduce in un’empatia totalizzante che, spogliando la protagonista di ogni velleità eroica, acuisce la verità del romanzo come documentario dei moti di un animo umano “ gettato nel mondo”. Quartetto è in ultima analisi quasi un trattato di metafisica esistenzialista: oltre il velo delle apparenze la realtà è una foresta impenetrabile di segni minacciosi, e l’uomo vi si aggira senza altra bussola se non una volontà confusa e un‘intelligenza inconcludente.
La storia è ambientata nella Parigi dei ruggenti anni 20’ fra salotti intellettuali, caffè, e miserabili stanze d’albergo, ma nella pagina della Ryhs la mitica ville lumière diventa un fondale di ombre malinconiche ed illusorie popolato di maschere grottesche: un territorio esangue, appena vagamente realistico, e per questo spaventevole come un’anticamera dell’inferno. Ed è una sola l’amara consolazione: nessuno avrà mai il paradiso.
Jean Rhys, pseudonimo di Ella Gwendolen Rees Williams (Roseau, 24 agosto 1890 – Exeter, 14 maggio 1979), è stata una scrittrice britannica di origini caraibiche attiva nella metà del Novecento. I suoi primi quattro romanzi vennero pubblicati tra gli anni venti e trenta, ma non venne considerata una figura letteraria rilevante fino alla pubblicazione del suo romanzo “Il grande mare dei Sargassi” nel 1966, prequel di “Jane Eyre” di Charlotte Brontë. Negli venti si trasferì dalla Domenica in Europa, viaggiando come un’artista bohémien e risiedendo occasionalmente a Parigi. Durante questo periodo, la Rhys visse praticamente in povertà, familiarizzando con l’arte e la letteratura modernista e sviluppando la dipendenza dall’alcol che l’accompagnò per il resto della sua vita. La sua esperienza con la società patriarcale e la sensazione di confusione durante questo periodo andranno a formare temi importanti nella sua opera.
Autore: Jean Rhys
Titolo: Quartetto
Traduzione: Franca Cavagnoli
Editore: Adelphi
Anno di pubblicazione: 2013
Pagine: 172
Prezzo: 16 euro
*articolo di Augusto Leone