La casa editrice romana “Voland” gestita da Daniela Di Sora è dal 13 giugno in libreria con Noi di Evgenij Zamjatin, decimo e ultimo volume della collana “Sirin Classica” (gli altri volumi). In occasione di questa uscita, l’editrice regala, fino al 13 luglio 2013, la borsa shopper bla bla bla… per ogni acquisto di due copie di questa collana. Una lettura attuale sul controllo e sull’ossessione sul controllo, oggi sfociata in voyeurismo da social network e lobotomia mediatica.
Il libro. Datato 1919-20, Noi è il capostipite del filone dell’antiutopia che ha ispirati i successi di Orwell e Huxley, tratteggiando un “ritratto futuribile” sull’invasività dei mezzi di comunicazione di controllo tramite il suo protagonista. Il volume di Zamjatin in forma di diario con lo scopo di raccontare la felicità fatta di abitazioni di vetro e materiale trasparenti conquistata dai cittadini dello Stato Unico alle popolazioni extraterrestri.
La collana. Composta da 10 volumi, voluta dall’editore per “tuffarsi nel passato e ricordare le finalità con cui venne fondata”. L’obiettivo raggiunto è stato quello di riscoprire classici russi con esperti del settore a confrontarsi con testi selezionati da loro stessi e riproposti in una nuova traduzione per ritrovarne un’autenticità ancora attuale.
Evgenij Ivanovič Zamjatin, nato a Lebedjan’ (Russia europea sudoccidentale) nel 1884, studiò ingegneria navale laureandosi nel 1908. Scrittore di impronta prevalentemente satirica, esordì con l’affresco corrosivo In provincia (1913), seguito dall’irriverente A casa del diavolo (1914), che gli costò un processo per vilipendio alle istituzioni militari. Per sovrintendere alla costruzione di un rompighiaccio, Zamjatin nel 1916 si recò in Inghilterra, donde trasse materiale per Isolani (1918), ritratto tagliente della società britannica. Tornato in Russia nel 1917, ebbe un ruolo letterario di primo piano nella Pietrogrado postrivoluzionaria. La stesura di Noi (1919-20), la sua divulgazione soltanto orale e la ricezione dell’opera in chiave di libello anticomunista, crearono le premesse per un vero e proprio ostracismo nei confronti di Zamjatin che, nel 1929, fu oggetto di una violenta campagna denigratoria. Lo scrittore ottenne di potere lasciare l’Unione Sovietica nel 1931, morendo a Parigi nel 1937. Noi apparve in traduzione inglese nel 1924 e francese nel 1929 (un’edizione del 1946 di quest’ultima venne letta e recensita da George Orwell). La versione integrale di Noi in russo uscì per la prima volta nel 1952 a New York e, in URSS, soltanto nel 1988.
Alessandro Niero è nato a a San Bonifacio (Verona) nel 1968 e abita al Lido di Venezia. Insegna Letteratura Russa all’Università di Bologna. Si occupa di prosa e poesia russa del XX secolo e di questioni di traduzione. Tra le sue curatele di opere in prosa si segnalano: S. Kržižanovskij, Autobiografia di un cadavere e Il segnalibro (Biblioteca del Vascello, 1994 e 1995) ed E. Zamjatin, Racconti inglesi (Voland, 1999). Fra le sue traduzioni di poesia più recenti si ricordano: S. Stratanovskij, Buio diurno (Einaudi, 2009); D. Prigov, Trentatré testi (Terra Ferma, 2011); G. Ivanov, Diario post mortem (Kolibris, 2013). Per la sua attività di traduttore ha ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali: Premio di Traduzione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (2006), Premio “Lerici Pea Mosca” (2008), Premio “Čitaj Rossiju / Read Russia” (2012). Come autore, ha al suo attivo i seguenti libri di poesia: Il cuoio della voce (Voland, 2004), A.B.C. Chievo (Passigli Editore, 2013) e Poesie e traduzioni del signor Czarny (L’Obliquo, 2013).
Traduzione di Alessandro Nieri
pp. 288
euro 10