Con Faulkner non si sbaglia mai e il suo Go Down Moses (Einaudi, 2013), nella freschissima traduzione di Nadia Fusini, è un altro momento piacevole da dedicarsi. Non si può non amare il Sud di Faulkner, fatto di terra, legami familiari, terre selvagge e relazioni tra razze.
Basta leggere con attenzione “L’orso”, uno dei momenti più alti della narrativa faulkneriana, per comprendere quanto la natura selvaggia in Faulkner incide sulla nascita e sulla vita delle persone del Sud. Ike McCaslin, uno dei protagonisti di questi racconti, ha un fratellastro nero che abita la sua stessa terra ma, alla morte del padre, questa andrà a lui, unico intestatario dell’eredità paterna, proprio perché bianco ma lui, inaspettatamente, la rifiuta. Comincerà però a indagare sulle origini del proprio cognome per ricostruire la storia della sua terra.
I libri di William Faulkner sono molto complessi, ci costringe sempre a fare dei continui salti temporali non agevolando mai la lettura, e il suo stile, stratificato, ridondante, pieno di dati e informazioni, non fa altro che spingere il lettore all’interno di un vortice di voci che si alternano, si frappongono, si spezzano nei momenti più impensabili.
Soprattutto Faulkner è la Storia, l’America di inizio Novecento, ma, al contempo, è universale, vuole mostrarci il grande mistero della vita attraverso la poetica del gesto, del rito. Ike rinuncia al suo nome, alla sua parte bianca, al potere, al sogno americano per sposare la sua parte nera, messa da parte da un popolo che, a differenza di Ike, non si è mai interrogato sulle proprie origini.
William Faulkner è stato uno dei più grandi scrittori americani del Novecento. Vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1949, ha scritto opere complesse e meravigliose come “L’urlo e il furore”.
Autore: William Faulkner
Titolo: Go down, Moses
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo: 22 euro
Pagine: 346