Sempre più numerosi sono i romanzi in cui gli autori, mescolando con abilità elementi di fantasia a fatti reali, ricostruiscono eventi – per lo più rimasti avvolti nel mistero e che hanno avuto un forte impatto sulla pubblica opinione – confezionando trame particolarmente avvincenti, veri e propri thriller. Una formula di successo che ha consentito ad autori nuovi di affermarsi in un ampio mercato editoriale.
Nel panorama italiano un posto di rilievo si è andato conquistando Vito Bruschini, che ha già al suo attivo tre volumi che hanno riscosso il favore dei lettori: ci riferiamo a Il padrino dei padrini per il quale è stato da alcuni critici paragonato a Mario Puzo; a Vallanzasca che racconta le gesta di un bandito, divenuto quasi un mito, e a La strage che rievoca l’eccidio, rimasto impunito, di Piazza Fontana a Milano.
Ben si inserisce in questo filone Educazione criminale (Newton Compton 2013) che rappresenta, a mio parere, la prova più matura e felice dell’autore e che, come e forse più delle precedenti, pur essendo autonomo nella sua qualità letteraria, si presterebbe con successo ad una trasposizione cinematografica e/o televisiva. Anche con questo libro Bruschini tiene avvinti i lettori con una narrazione densa ed efficace per una trama intessuta di violenza e di misteri, che evoca alcune pagine insanguinate della nostra storia ancora avvolte nel mistero: dai brutali anni del dopoguerra alla stagione buia del terrorismo con i misteriosi massacri e omicidi eccellenti, al panico diffuso a Roma dalle gesta della Banda della Magliana.
Il protagonista della storia è Brando, un bambino di otto anni, che travolto dagli orrori del drammatico dopoguerra italiano, é vittima di un destino crudele che lo trasforma in un uomo solo, senza pace e in fuga perenne. Sul finire dell’ultimo conflitto mondiale, per sfuggire ai nazisti e ai bombardamenti degli alleati, fugge con la madre da Roma per rifugiarsi a Pastena, un piccolo paese del frusinate. Qui Brando, come molti altri, rimane vittima di stupro da parte dei gourmiers, le truppe algerine e marocchine comandate da ufficiali francesi. Per non subire nuove violenze, Brando fugge ancora e si ritrova, dopo varie vicissitudini, sulla costa tirrenica, nel bosco di Tombolo, trasformatosi nel dopoguerra, a causa del mercato nero, in un covo di criminali, prostitute, contrabbandieri ed avventurieri di ogni genere.
Quando ormai adolescente, scopre che la madre è dedita alla prostituzione, la abbandona e raggiunge il vicino porto di Livorno dove si imbarca sulla prima nave in partenza. Ma anche questa volta il destino gli è avverso: solo all’arrivo, infatti, scoprirà di essere sbarcato a Marsiglia, all’epoca considerata la capitale europea della malavita. Nella città francese, ove trascorre gli anni formativi della giovinezza a stretto contatto con la delinquenza locale, matura la sua educazione criminale. E’ qui che diventa un professionista del crimine, conosciuto e assoldato dalle bande criminali per rapine, attentati terroristici, rapimenti e sequestri eccellenti, smercio di droghe e contrabbando.
Anche il suo primo vero amore, che potrebbe in qualche modo cambiargli la vita, si rivela una parentesi di breve durata: ancora una volta, infatti, la violenza ed il sopruso spezzeranno drammaticamente questo suo legame. Di nuovo solo e disperato, stavolta fugge per andare alla ricerca dell’ufficiale francese al comando del plotone dei gourmier che abusarono di lui. Arruolatosi nella Legione straniera dove ha saputo che si è nascosto il suo aguzzino, Brando, ormai prigioniero dell’odio, non conosce tregua e si distingue nella legione per la sua ferocia contro i ribelli algerini. Ma quando alcuni prigionieri algerini usati come cavie umane dai francesi in un esperimento atomico gli chiedono di avere pietà, qualcosa si incrina nell’animo di Brando che decide di disobbedire e di sottrarli alla morte. Questa insubordinazione gli procura una pena crudele che lo spinge a disertare. Catturato, è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Melun, dove fa la conoscenza del clan dei marsigliesi”.
Siamo nel 1964, l’anno in cui un Generale dei carabinieri ha organizzato un golpe nel nostro Paese. La banda alla quale si unisce Brando, viene fatta evadere dai Servizi segreti in cambio di cruente rapine e sequestri con il compito di destabilizzare e terrorizzare l’opinione pubblica italiana. Durante uno di tali sequestri Brando incontra una donna che inciderà profondamente nel suo animo. Forse sarà lei che riuscirà a liberarlo dai fantasmi del suo tremendo passato e a schiudergli la via del riscatto.
Vito Bruschini giornalista e scrittore. Ha avuto una lunga esperienza di lavoro nel mondo del cinema come sceneggiatore ed aiuto regista in alcuni films degli anni settanta e nella televisione per la quale ha realizzato documentari e trasmissioni culturali, in particolare per la piattaforma Sky. Come giornalista ha lavorato come direttore di riviste come “Quark magazine” e “Geos” ed ha realizzato inserti ed allegati culturali per diverse testate editoriali. Con “Educazione criminale” é alla sua quarta opera letteraria dopo ”La strage – Il romanzo di piazza Fontana” (pubblicato nel2012), “The father. Il padrino dei padrini” (2011) e “Vallanzasca” (2009), tutti editi da Newton Compton.
Autore: Vito Bruschini
Titolo: Educazione criminale. La sanguinosa storia del clan dei marsigliesi
Editore: Newton Compton
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo: 9,90 euro
Pagine: 582