Per la rubrica dedicata al mondo delle case editrici, Il Recensore ha intervistato Alice Di Stefano, editor della casa editrice Fazi di Roma nella quale si occupa (oltre che delle Meraviglie) di narrativa italiana “quella più letteraria, però… ”.
Signora Di Stefano, desidera spiegare ai nostri lettori in cosa consiste il Suo lavoro all’interno della Fazi?
Tecnicamente svolgo le mansioni di un editor, la persona cioè che sceglie, cura e segue un testo dalla sua acquisizione fino all’uscita (e oltre). A parte leggere, rileggere, correggere, indicare soluzioni alternative (nel caso) e limare qualche imprecisione linguistica (se necessario), portare un libro alla pubblicazione prevede diverse fasi, ognuna a suo modo cruciale. Scegliere un testo che sia abbastanza appetibile per un determinato numero di persone, infatti, è solo il punto di partenza per un processo destinato a durare. È indispensabile, ad esempio, trovare subito allo scritto la giusta collocazione (individuando magari un target di riferimento) per poterlo poi valorizzare al meglio nelle sue caratteristiche peculiari. A tale scopo, oltre ad allestire il paratesto (come ad es. la seconda e la quarta di copertina), si preparano i materiali per la rete di promozione (che si recherà fisicamente dai librai per la prenotazione delle copie in libreria), si scelgono le copertine, si discute dell’eventuale lancio sulla stampa e si elaborano, quando sia il caso, strategie di marketing ad hoc.
Che tipo di preparazione occorre avere per lavorare in una casa editrice?
Secondo me, quello editoriale, è il classico mestiere che si apprende sul campo. Le competenze all’origine, certo, sono importanti e dovrebbero riguardare settori attinenti alle materie umanistiche oltre che prevedere una spiccata propensione alla lettura. Con l’esperienza tuttavia si inizia a capire presto che quelle conoscenze sono solo il punto di partenza per un lavoro che, in realtà, è anche molto pratico. Inoltre, già dalla scelta dei testi, che avviene secondo il gusto personale ma anche nel confronto obbligato con un gruppo di lettori più esteso, non si può prescindere dalla sensibilità corrente o dalle tendenze in atto. L’abilità di chi fa un lavoro del genere sta anche nel saper mantenere intatta l’originalità di un autore portandolo allo stesso tempo all’attenzione del pubblico. Per tutti i pregiudizi che circolano circa scelte troppo spesso determinate dal famigerato mercato, non si dimentichi che un editore (specie indipendente) è prima di tutto una persona che ha scelto di rischiare in proprio e che, per quanto attenta e sensibile alla letteratura, deve comunque far quadrare i conti.
Ci descrive Le Meraviglie, la nuova collana Fazi da Lei curata?
Più che una collana, è una specie di grande contenitore, un marchio dentro il marchio. Nelle Meraviglie, infatti, coesistono tre linee diverse e ben distinte: una dedicata alla narrativa umoristica, con particolare riguardo agli autori italiani esordienti (Le Meraviglie-FICTION); una di guide per trasferirsi e vivere all’estero, pensata per cervelli in fuga e non (Le Meraviglie-GUIDE); una più eterogenea, con libri sui più svariati argomenti, uniti tuttavia dal filo della leggerezza e (possibilmente) dell’ironia (Le Meraviglie-VARIA). In generale, Le Meraviglie è uno spazio in cui mi piacerebbe veder rappresentate le caratteristiche che in assoluto amo di più: l’ironia, appunto, e la levità.
Che cosa si può fare secondo Lei, vista la poca propensione degli italiani ad acquistare libri e a leggere, per educare di più alla lettura e propagandare la diffusione del libro fin dall’infanzia e nei vari livelli scolastici?
Non lo so. So solo che mio figlio fin da piccolo ha sempre letto tantissimo (a sette anni poteva starsene un intero pomeriggio steso sul divano a cercare di finire il libro comprato magari il giorno prima). Eppure io non l’ho mai spinto a farlo, è stata una passione che ha sviluppato autonomamente. E più che di passione, forse, parlerei di naturale necessità. In generale, l’imitazione è il gesto più spontaneo per un ragazzo (io l’unica cosa che so fare è leggere e stare al computer) e l’esempio, al contrario, il mezzo più veloce (e anche meno faticoso) per far arrivare un insegnamento ai più piccoli da parte degli adulti.
Da addetta ai lavori che cosa ne pensa del boom dei libri a prezzi stracciati che hanno stravolto non solo il mercato editoriale ma anche la classifica italiana dei libri più venduti?
Come lettrice, ne penso bene nel senso che probabilmente li comprerò anch’io. Questa produzione a basso costo tuttavia potrebbe creare non pochi problemi alle librerie che in questo momento avrebbero bisogno di un sostegno economico maggiore per resistere alla crisi. Al di là del contenuto di queste pubblicazioni (che comunque potrebbero benissimo essere assimilate a dei tascabili o ai vecchi 1000 lire), l’operazione commerciale, data la sua portata, potrebbe ostacolare ulteriormente questa fase già difficile che, forse, invece di puntare al ribasso, andrebbe affrontata con metodi del tutto nuovi e improntati a un vero cambiamento.
È vero che anche Lei sta per pubblicare un libro?
Sì. Si tratta di una biografia romanzata sulla vita di Elido Fazi, editore, scrittore, economista, poeta nonché, nel mio caso, marito e persino capo. Un insieme di cose che già da sole stimolavano a scrivere questa storia che è anche e da subito un excursus (spero) spassoso sul mondo dell’editoria, colta per di più in un momento di grazia; una sorta di età dell’oro, credo irripetibile, in cui, fino a pochi anni fa, si procedeva al ritmo di grandi anticipi, grandi esordi, grandi successi. Il libro, infatti, attraverso aneddoti e continui flash back, ricostruisce la vita di un uomo così come della sua casa editrice (nata nel 1995 ed esplosa grazie al successo della saga di Twilight), mantenendo sullo sfondo l’ambiente dei grandi gruppi, dei premi letterari e delle manifestazioni dedicate espressamente ai libri quali Festival, Fiere, ecc. L’impronta che ho voluto dare al libro è chiaramente umoristica proprio a sottolineare il lato grottesco di un mondo in veloce trasformazione e la grande esuberanza dei personaggi che ci lavorano, mettendoci magari tutta l’anima.
Qual è il Suo libro del cuore, quello che rilegge più volentieri?
Difficilmente rileggo i libri del cuore, anche perché, ogni volta che ho ripreso in mano un romanzo, non sono mai riuscita a ricreare l’emozione che mi aveva suscitato la prima volta. In genere quindi non rileggo, tolte alcune eccezioni che riguardano proprio i libri umoristici (sono molto curiosa dei meccanismi che regolano le battute, difficilissime da ottenere e frutto sicuro d’intelligenza) oppure i grandi classici, in cui ritrovo un tipo di scrittura che non esiste più, ricca nella sintassi e curata nei particolari. A dir la verità, ciò che mi capita di rileggere più spesso sono le poesie, affascinata dai giri di frase e dalle immagini che sono capaci di evocare. Secondo me, infatti, il pregio più grande della rilettura è di potersi soffermare con maggiore attenzione sulla lingua, apprezzandone, con ritrovata calma, il ritmo e la musicalità.