La forza delle cose di. Un matrimonio di guerra e pace tra Europa e America di Alexandre Stille (Garzanti 2013). In questo libro – pubblicato contemporaneamente in Italia da Garzanti e negli Stati Uniti da Farrar, Strauss and Giroux – l’autore ripercorre la storia della sua famiglia, dagli anni del fascismo agli anni Novanta del secolo scorso. Al centro della narrazione i suoi genitori, il loro “matrimonio di pace e di guerra fra Europa ed America”, come recita il sottotitolo del libro. Si tratta di due personaggi fuori dall’ordinario: la madre, Elizabeth Borgert, una colta ed affascinante donna americana della borghesia del Midwest; Il padre, Michele Kamenetzki, conosciuto poi con lo pseudonimo di Ugo Stille, tra i più apprezzati giornalisti italiani (é stato direttore del “Corriere della Sera” dal 1987 al 1992). Il titolo del libro nasce da una frase, che soleva ripetere il padre, con la quale spiegava il suo modo di lavorare.
Alle origini del suo successo professionale non erano, come molti pensavano, presunte fonti privilegiate, ma il frutto della pura analisi logica. Sosteneva, infatti, che i giornalisti danno troppo peso alle dichiarazioni dei politici e ai singoli fatti contingenti mentre l’esito ultimo degli eventi è quasi sempre determinato dalla logica interna e dalla “forza delle cose”.
Se si vuol capire quello che succederà, quindi, “occorre guardare, con la forza delle cose, al movimento sottostante la storia. Quanto alle vicende familiari, assai travagliate, in particolare,quelle che hanno segnato i primi anni della famiglia paterna. Il padre, infatti, nato nel 1919 a Mosca, è costretto, poco più che adolescente, ad abbandonare la Russia comunista e a rifugiarsi con la famiglia (composta dalla madre russa e dal padre dentista bielorusso) nel nostro Paese. Si stabilisce a Roma dove trascorre gli anni della giovinezza e della formazione. Nella Capitale stringe amicizia con i figli di alcuni protagonisti della Resistenza romana (Lombardo Radice, Felice Balbo, Ugo Natoli ed altri) e, in particolare, diventa intimo di Giaime Pintor con il quale frequenta l’università (si laureerà in filosofia) e, con lo pseudonimo di Ugo Stille, pubblica articoli anti regime sulla rivista “Oggi”. Attraverso ampi stralci del diario personale di Pintor, si rivivono le giornate della loro vita universitaria e, in particolare, le vivaci discussioni derivanti dagli avvenimenti politici dell’epoca e, soprattutto, dall’adesione al GUF (Gruppo universitario fascista) e dalla partecipazione alle esercitazioni paramilitari cui erano obbligati.
L’adesione al Guf, pur essendo volontaria era in pratica ritenuta necessaria perché sarebbero altrimenti rimasti ai margini dell’ambiente universitario. Sarebbe stato, infatti, impossibile per loro prendere parte alla vita sociale e culturale dell’università, accedere gratuitamente alle riviste letterarie studentesche e alle altre attività culturali (proiezioni cinematografiche, rappresentazioni teatrali, ecc.). L’antifascismo dei due giovani amici é perciò in questa fase più culturale ed estetico che politico e non impedisce loro di difendere la propria integrità ed autonomia di giudizio. Odiano, infatti, la retorica del fascismo, la stupidità della propaganda dl regime, “l’assurdità di quelle parate senza fine piene di ometti di mezza età che tentano di infilarsi nelle loro vecchie uniformi che ormai gli vanno strette”. A loro non piacciono affatto gli scrittori osannati dal regime – D’annunzio, Marinetti, Papini – con il loro nazionalismo esagerato e il linguaggio stravagante preferendo piuttosto Vittorini e Montale.
Nel 1941, a causa delle leggi razziali, il padre è costretto a lasciare l’Italia e ad emigrare negli Stati Uniti. Nel ’43, arruolatosi nell’esercito, torna nel nostro Paese per partecipare allo sbarco in Sicilia e alla sua liberazione risalendo la penisola con l’esercito americano.
Nel 1946 quando diventa corrispondente da New York del “Corriere della Sera” sceglie una nuova identità adottando Ugo Stille come suo nome in ricordo dell’amico morto in guerra nel 1943. Sono questi gli anni del suo incontro con la madre Elizabeth che sposerà nel 1948: un rapporto intenso ma assai difficile, punteggiato da frequenti contrasti e litigi talora furibondi a causa, soprattutto, dei lati bui del carattere paterno, che il figlio non esita a descrivere con estrema sincerità senza nascondere nulla, nemmeno episodi sui quali altri avrebbero sorvolato. Nonostante la delicatezza di taluni passaggi il racconto, condotto con levità e talora ironia ma sempre ben documentato, scava in profondità nel carattere dei due protagonisti, dei quali non esita ad evidenziare le fragilità e debolezze, ma anche l’alta considerazione per essi.
“Mio padre e mia madre – scrive l’autore – erano il prodotto di due civiltà, Mio padre era diffidente nei confronti degli altri, era avaro e aveva scoppi d’ira improvvisi ed incontrollati. E ricorda i metodi inconsueti e bizzarri di lavoro del padre: come si aggirasse per casa tutto il giorno in pigiama “costantemente circondato da giornali che si “accatastavano come mucchi di neve durante una bufera, in un mondo in cui ogni giorno nevicava carta stampata” e i litigi furiosi tra i genitori a causa di presunti sparizioni o spostamenti delle pile di carte accatastate.
In sintesi, si tratta di un libro, che oltre a rappresentare un bell’affresco di vita familiare, ci consente di ripercorrere e in qualche misura di “respirare” l’atmosfera di un periodo cruciale della storia del nostro paese, denso di avvenimenti, talora drammatici, dai quali risulta ancora i segnata la nostra società.
Alexander Stille, nato a New York nel 1957, è scrittore e giornalista americano, figlio del corrispondente dagli Stati Uniti e direttore del “Corriere della Sera”, Ugo Stille. Laureatosi all’Università di Yale, è oggi docente di Giornalismo internazionale presso la Graduate School of Journalism della Columbia University. Collabora con i quotidiani americani “The New Yorker””, ”The Nation” e “The New York Times”. Il suo primo libro “La benevolenza e il tradimento: cinque famiglie ebraiche italiane durante il fascismo” è stato scelto dal “Times Library Supplement” come uno dei migliori pubblicati negli Stati Uniti nel corso del 1992 ed ha vinto il Premio “Los Angeles Times”. Nel 1995 ha pubblicato “Un altro paese: la mafia e la morte della Repubbica italiana”, una indagine sulla mafia siciliana nella seconda metà del XX secolo”. Ricordiamo, inoltre, “La memoria del futuro” (2003) e “Citizen Berlusconi. Il Cavalier Miracolo: la vita, le imprese, la politica” (2006, 2010) pubblicati in Italia da Garzanti.
Autore: Alexander Stille
Titolo: La forza delle cose. Un matrimonio di guerra e pace tra Europa e America
Editore: Garzanti
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo: 24 euro
Pagine: 467