C’è una linea sottile che separa la semplicità dalla banalità. L’ombelico di Giovanna di Ernest Van Der Kwast (Isbn Edizioni, 2013), è una storia semplice. Estate del 1945, Puglia, Ezio è un ventenne che si diverte col fratello ad ammirare le donne sulla spiaggia, fantasticando – come può – su quel poco che c’è da vedere. Così l’arrivo di Giovanna e del suo bikini ante litteram – un costume intero strappato a metà durante una lite con la sorella – assume i contorni di un’apparizione sconvolgente, da cui scaturisce un amore immediato e fortissimo.
Ezio ama Giovanna e la bacia sull’ombelico. Giovanna ride e scherza con il suo spasimante, vive e assapora la propria giovinezza come solo l’estate talvolta permette. Questi, tuttavia, sono ricordi. Il romanzo di Van Der Kwast prende avvio, infatti, con un Ezio ormai anziano, raccoglitore di mele in pensione a Bolzano. È passata una vita, anzi, sono entrambe le vite di Ezio e Giovanna a essere trascorse, l’una lontana dall’altra. Il ricordo di quella magnifica estate del ’45 torna però prepotentemente sulla scena grazie a una lettera che Giovanna invia a Ezio, dopo un silenzio durato sessant’anni.
La vera storia di L’ombelico di Giovanna comincia qui, con un piacevole intrecciarsi e rincorrersi di presente e passato, tra immagini, parole e gesti che riprendono vita nella memoria del protagonista. Dopo quell’estate, in cui Ezio amò tanto Giovanna senza ricevere in cambio altrettanto amore, il ragazzo scappò da Lecce e si mise sul primo treno per il nord. A Bolzano, ricostruì pezzo dopo pezzo la sua vita, lontano dalla Puglia, dall’estate del ’45 ma soprattutto da Giovanna. Una fuga disperata per lasciarsi indietro quell’amore struggente, fatto di sabbia e baci in riva al mare, che per molto tempo è riuscita a sotterrare il ricordo e la delusione.
La lettera di Giovanna cambia tutto e conduce Ezio a un avventuroso viaggio a ritroso, per tornare dall’unica donna veramente amata, forse ora disposta ad amarlo a sua volta. Il viaggio di ritorno del protagonista si unisce a un viaggio nel passato, a un delinearsi sempre più nitido dei ricordi. Il lettore riesce così a completare il puzzle e a ricostruire cosa è accaduto sessant’anni prima, come e perché Giovanna ha spezzato il cuore di Ezio, costringendolo a scappare e a lasciare dietro di sé una barriera lunga più di mille chilometri per cercare di dimenticare. Ernest Van Der Kwast, come detto, lavora su una storia semplice, costellata di elementi tradizionali: un amore estivo, una lettera attesa e giunta con molti decenni di ritardo, due vite separate e proseguite a distanza, un ritorno clamoroso.
Se L’ombelico di Giovanna non si trasforma in un blando romanzetto banale, pur non attingendo a piene mani dalla fonte dell’originalità, è proprio grazie al delizioso dialogo tra presente e passato che l’autore riesce ad allestire. Non un flashback, ma tante e vivacissime illuminazioni che portano il lettore a sfogliare un toccante album dei ricordi. Se la banalità è dietro l’angolo, vale lo stesso per il pericolo di delineare una nostalgica e penosa storia di rimpianti senili, possibilità del tutto aggirata dalla tenera decisione con cui Ezio prepara la sua valigia per partire verso la sua Giovanna. Una storia che di sicuro non sconvolge, ma che con la sua delicatezza è in grado di strappare a chi legge un sorriso. E questo non è né semplice, né banale.
Ernest van der Kwast (Bombay, 1981) è uno scrittore. Ha vissuto a San Genesio, vicino a Bolzano fino a febbraio 2012. Adesso vive in Olanda. Nel 2004 ha rinunciato a una promettente carriera da lanciatore del disco per pubblicare la sua prima opera narrativa, sotto pseudonimo. Il suo romanzo autobiografico Mama Tandoori (Isbn, 2010) è stato un bestseller. L’ombelico di Giovanna è il suo ultimo libro, già bestseller in Olanda.
Autore: Ernest van der Kwast
Titolo: L’ombelico di Giovanna
Editore: Isbn edizioni
Traduzione: Alessandra Liberati
Pagine: 144
Prezzo: 13,50 euro