L’ultima estate di Catullo (Guanda, 2012) di Alessandro Banda è una rievocazione poetica dell’immaginario letterario classico: il poeta veronese, vissuto a Roma nel periodo della tarda repubblica (I secolo a.C.), il medesimo di Giulio Cesare e Cicerone, non è attore di eventi quanto piuttosto di sogni, fantasticherie e visioni.
La narrazione è piuttosto esile, la scrittura un concentrato colto di momenti lirici, alimentati dalle esplicite allusioni a un repertorio di situazioni e immagini letterarie: siamo distanti anni luce dal romanzo storico ricco di intrighi politici, azioni militari e di riferimenti ad eventi documentati dalla fonti. La stessa personalità del protagonista, voce narrante in prima persona, è sfuggente come inafferrabile è la donna da lui ossessivamente amata ed ossessivamente odiata, la disinibita Clodia/Lesbia, regina dei salotti romani del Palatino, il quartiere dei Vip dell’epoca.
L’identità del poeta cosi come quella dell’oggetto della sua poesia è metamorfica, assume di volta in volta il volto che poeti e scrittori gli hanno dato nel corso del tempo. Lesbia è infatti Arianna, abbandonata su un’isola deserta da Teseo, dopo averlo aiutato a trovare l’uscita del labirinto a Creta, ed è nello stesso tempo l’Imperatrice Messalina, prostituta per vocazione nella Suburra con il nome di Licisca, nonché l’allegra Matrona di Efeso, vedova inconsolabile reclusa nella tomba del coniuge facilmente seducibile da un prestante militare: le mille facce di lei sono agli occhi del maschio rievocante un’incarnazione dell’ambiguo mito della femminilità il cui possesso nella vita reale e nei versi gli è precluso.
Il cacciatore frustrato non ha facile preda del resto neppure in se stesso: se io sono Catullo, chi è Catullo, pare chiedersi l’io narrante? Egli vive solo di riflesso, eco di esperienze immaginate da altri: L’ultima estate di Catullo, integrazione ideale del liber del poeta latino, riferisce una verità parziale, una nobilitazione, tramite il travestimento letterario, di circostanze vaghe, difficilmente ricostruibili. Così Catullo è il raffinato intellettuale, frequentatore dei circoli mondani, amico di Lucrezio e di Ovidio, fustigatore dei faccendieri della politica, ma è anche il cantore Orfeo, che sceso inutilmente nell’Ade per riportare in vita la donna amata, commuove le anime dell’aldilà con il suo canto, o l’ospite divertito dell’arricchito Trimalchione petroniano o l’amante della prostituta Fotide che gli suggerisce la via della grazia divina come salvezza dall’abisso, esplicito rimando all’Asino d’oro di Apuleio. L’esprimersi del poeta non può dunque essere che polifonia senza tempo, narcisismo disperato, esasperata iterazione di un unico istante: tutto era eternamente presente, per me. Che fosse accaduto non voleva dire che avesse smesso di accadere, Catullo confessa, se rassegnato o felice non sappiamo.
Alessandro Banda è nato a Bolzano nel 1963 e vive a Merano, dove insegna nel locale liceo delle scienze umane.. Ha pubblicato su riviste alcuni saggi dedicati a Leopardi, Celan e Pasolini. Nel 2001 è uscita la raccolta di racconti intitolata Dolcezze del rancore.( Einaudi) e nel 2012 Due mondi e io vengo dall’altro (Laterza).
Autore: Alessandro Banda
Titolo: L’ultima estate di Catullo
Editore: Guanda
Anno: 2012
Pagine: 191
Prezzo: Euro 15,50 euro
di Augusto Leone