Torna Paolo Rumiz con un grande libro di viaggio, “Trans Europa Express” (Feltrinelli 2012) versione ampliata della serie di reportage scritti per la Repubblica nell’estate 2008. Un lungo cammino, a piedi, in autobus e in treno, lungo i seimila chilometri che separano Rovaniemi, in Finlandia, a Odessa in Ucraina, sulle rive del mar Nero. Un percorso a zig zag lungo la nuova linea di frontiera tra Occidente e Oriente, dopo che la nascita dell’Unione Europea ha reso obsolete le distinzioni della guerra fredda e la cortina di ferro, imponendone però altre: chi è dentro e fuori dall’euro, chi è dentro e fuori dall’Unione.
I passi del giornalista sono leggeri, nostalgici nella memoria di un’anima slava, “anima di un grande popolo che ha sofferto e amato”. Più fratellanza, più comunicazione a est. A Ovest turismo organizzato e per Rumiz, paesi tutti identici, in cui le minoranze sembrano sparite. L’Europa dell’Ovest, che ormai comprende anche Polonia ed Estonia, con “la sua pulizia farmaceutica, i suoi noiosi fiorellini alle finestre, la sua immotivata presunzione d’innocenza”. Quella di Rumiz è invece un’Europa antica, di leggende, tradizioni conservate nel tempo, grandi sofferenze ed epopee. Sono i villaggi russi della Carelia, con le loro isbe sperdute in una natura immensa, la grande stufa a riscaldare gli inverni, il rapporto ancora equilibrato tra uomo e natura. Russia di confine, più a nord, e ormai devastata nelle sue immense ricchezze naturali: Nikel, la città dell’industria e delle miniere fondata da Stalin, montagne di detriti, monconi di alberi, condomini solitari attorno alle fabbriche.
La Russia ortodossa dove nelle icone la tradizione slava si è incendiata degli ori bizantini. E ancora i Paesi baltici – la Lettonia, con “ebrei e tedeschi ancora nell’aria, le loro tracce nei volti, nelle case, nella cucina, nella musica” – ; Kaliningrad, “enclave” russa in Europa occidentale; le campagne dolci della Bielorussia, le distese infinite di grano dell’Ucraina, prima del mar Nero e della tappa finale, i minareti di Istanbul. Un grande libro che ci riporta il sapore – il borsc, le zuppe, il latte – di un’Europa lontana, dimenticata, più sconosciuta di tanti Paesi considerati “esotici”: forse l’ultima vera frontiera per il viaggiatore.
Paolo Rumiz scrive per La Repubblica e Il Piccolo di Trieste, per cui ha seguito dal 1986 gli eventi dell’area balcanica e danubiana. Ha seguito in prima linea il conflitto in Croazia e poi in Bosnia Erzegovina; nel novembre 2001 è stato inviato a Islamabad e poi a Kabul per documentare l’attacco americano in Afghanistan. Tra gli ultimi libri, “È Oriente” (2005), “La leggenda dei monti naviganti” (2007), “La cotogna di Istanbul. Ballata per due uomini e una donna” (2010), “Il bene ostinato” (2011), tutti pubblicati da Feltrinelli.
Autore: Paolo Rumiz
Titolo: Trans Europa Express
Editore: Feltrinelli
Anno di pubblicazione: 2012
Pagine: 231
Prezzo: 18 euro