Sono due donne, Vida e Paloma, madre e figlia, le splendide protagoniste del romanzo “Vivere come gli uccelli” (Ponte alle Grazie, 2012) della francese Véronique Ovaldé.
Vida è una donna bellissima e triste, silenziosa come una regina in una prigione dorata, nella sua casa in un quartiere di ricchi, in una città di un Sudamerica immaginato più che reale.
Non ha mai tradito il marito Gustavo, si è sposata con lui a 19 anni e ha lasciato il suo paese desolato e arso dal sole pensando che sarebbe stato lui a lasciarla.
Invece no: si innamorerà lei, di un tenente di polizia, il silenzioso e timido tenente Taibo, chiamato proprio da Gustavo per indagare su due misteriosi sconosciuti che sembrano aver dormito nella villa durante l’assenza dei coniugi. E finirà poi per scoprire, e indagare sulla scomparsa della figlia diciannovenne dei due, Paloma.
Magnifica come la madre, di una bellezza solitaria e inquieta, Paloma è fuggita con Alfonso, il suo amante “dallo sguardo color palude”, e vivono alla giornata, dormendo nelle case di famiglie benestanti e assenti per le vacanze. Anche Alfonso viene dallo stesso villaggio di Vida, Irigoy, un posto “nel bel mezzo del deserto e del guano”: anche lui fuggito dal passato – un padre violento, un ambiente degradato, un fratello prigioniero del padre – ma irrimediabilmente incatenato ad esso.
Vida e Taibo si mettono così sulle tracce dei due ragazzi tornando al paese di lei. E sarà la loro ricerca, insieme all’incessante peregrinare dei due ragazzi, ad aprire un nuovo futuro per le due donne.
Vida ascolterà per la prima volta il vero rumore fastoso del mondo, che prima, dalla sua villa con le finestre sempre chiuse, sentiva solo in lontananza, tra una conversazione distratta con qualche ospite illustre del marito. E sentirà per la prima volta di essere amata e rispettata per quella che è, e quindi libera. Paloma conoscerà per la prima volta nella sua vita di adolescente la vera natura di una madre per tanto tempo disprezzata in silenzio. Con lingua suggestiva e immaginifica, di grande impatto simbolico, Véronique Ovaldé racconta una madre e una figlia che si liberano dal passato e decidono finalmente della propria vita.
Véronique Ovaldé è nata nel 1972 e vive a Parigi. E’ considerata una delle voci più originali della nuova narrativa francese. Ha pubblicato romanzi tradotti in tutto il mondo, tra cui in Italia “Gli uomini in generale mi piacciono molto”, “Stanare l’animale” e “Il mio cuore trasparente” (Minimum fax). Per Ponte alle Grazie ha pubblicato “Quello che so di Vera Candida” (2011), vincitore del Premio Roma per la narrativa straniera 2011, del Renaudot des Lycéens 2009 e del Granpremio delle lettrici di Elle del 2010.
Autore: Véronique Ovaldé
Titolo: Vivere come gli uccelli
Editore: Ponte alle Grazie
Anno di pubblicazione: 2012
Pagine: 214
Prezzo: 15,90 euro