Forse c’è anche una sorta di urgenza contingente, la risposta a un allarme non privo di fondamento – ahimé – nelle ricerche sul vastissimo fronte del collaborazionismo europeo in chiave militare in questo “I Carnefici stranieri di Hitler” (Garzanti) di Christopher Hale.
La prefazione dedicata al caso lettone (lì fanno passare gli amici dei nazisti per salvatori della patria contro il nemico comunista) lo lascia pensare senza tema di smentite. Una sorta di internazionale nera in seno al nostro malandato continente non sarebbe per nulla immaginaria in un periodo come questo.
Certamente, fatta la tara al celebre saggio di Daniel Goldhagen sull’antisemitismo eliminazionista – che se aveva torto nel marchiare la faccenda col fuoco esclusivo di una ferocia tedesca, ebbe il merito di implicare un’intera popolazione nell’orrore dello sterminio degli ebrei laddove una storiografia liberale più di nome che nella pratica eludeva con troppa facilità il principio a quella cultura teoricamente consustanziale della responsabilità individuale – lo studio di Hale è ricco di stimoli, e questo a prescindere non dalla tesi principale, peraltro già dimostrata e inconfutabile (ossia che milioni di persone fuori dai confini tedeschi avessero volontariamente contribuito alla causa nazista, vuoi per un viscerale odio verso i bolscevichi, vuoi per una strenua inclinazione verso una cultura assai destrorsa e la più anti-illuminista possibile, e, va da sé, per un secolare sentimento antisemita che Hitler non ebbe certo la colpa di inventare), quanto da quella concernente la figura di Himmler.
Hale è persuaso che se i nazisti usarono squadre di soldati di altre etnie per fare la loro guerra non fu a causa di un mero utilitarismo opportunistico (che è quello che pensano per lo più gli storici) ma perché i progetti di Himmler, capo supremo delle SS, prevedevano che i movimenti nazionalisti (non ariani) sparsi per l’Europa avrebbero potuto integrarsi con le SS, vero futuro vertice – a suo ridicolo avviso – di un’élite umana ben oltre Hitler e il partito nazista. Trovava conferma a ciò nel fatto che alla causa antisemita queste popolazioni partecipavano con non trascurabile spontaneità (ribadito il concetto elementare ma spesso trascurato che l’odio per gli ebrei attraversava il reticolo geografico con somma disinvoltura).
Ciò accadde a maggior ragione con l’attacco all’Unione Sovietica. Migliaia di estoni, ucraini, lettoni e poi croati italiani olandesi etc si arruolarono nelle Waffen SS. Himmler confidava nel fatto che avrebbero con la disciplina e la fede potuto germanizzarsi, o qualcosa del genere.
C’è poi il capitolo italiano, scritto espressamente da Hale per la traduzione Garzanti. Il reclutamento dei volontari, parecchie migliaia anche qui – senza considerare il fatto gigantesco che l’Italia era alleata dei nazisti da sempre (sarebbe ora di finirla con la barzelletta del buon fascismo che poi fa l’errore delle leggi razziali e della guerra) – fu affidato a Peter Hansen (a capo del centro di addestramento per italiani a Münsingen), ed ebbe inizio già dall’ottobre del 1943. Questi connazionali “brava gente” furono impiegati nelle nelle fucilazioni, nelle rappresaglie e nelle punizioni “esemplari” di partigiani e ebrei. Moltissimi mandati a morire sul fronte orientale. Dettero il loro bravo contributo all’Olocausto, dunque. Peraltro diprezzati ovunque, va ricordato, come difficilmente successe ad altri popoli. Il motivo è semplice: il fascismo lo avevano inventato, poi si erano attaccati al carro che avevano immaginato trionfante della Germania che fra il ‘39 e il ‘40 si mangiava mezza Europa, poi con la fame ci ripensarono e si scoprirono antifascisti (non tutti) e si ammazzarono fra di loro… Non sarebbe male ricordarci da dove veniamo, anche oggi. Queste che racconta Hale sono cose che bisogna imparare a a conoscere, a dire, a raccontare.
Christopher Hale, scrittore pluripremiato e produttore, ha studiato alla Sussex University e alla Slade School of Fine Art. Ha realizzato numerosi film di carattere scientifico e artistico per le maggiori emittenti, tra cui la BBC. Ha fatto riprese e ha viaggiato in zone inesplorate del Mozambico, dello Yemen, del Borneo e su isole sperdute nel Pacifico. Attualmente vive a Berlino. Con Garzanti ha pubblicato La crociata di Himmler. La spedizione nazista in Tibet nel 1938 (2006, negli Elefanti 2009, premio Gambrinus «Giuseppe Mazzotti» 2006).
Autore: Christopher Hale
Titolo: I carnefici stranieri di Hitler
Editore: Garzanti
Anno di pubblicazione: 2012
Pagine: 658
Prezzo: 35 euro