“Da che parte stare. L’infanzia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino“ di Alberto Melis (Piemme Junior 2012) è dedicato “Ai miei alunni, per imparare insieme, io e loro, da che parte del mondo stare”.
Lo scrittore sardo ricorda per i lettori più giovani le figure e l’esempio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino attraverso i ricordi delle sorelle Maria Falcone e Rita Borsellino partendo dalla loro infanzia a Palermo. Sono trascorsi vent’anni dalla tragica scomparsa dei giudici assassinati nel 1992, Falcone il 23 maggio in un attentato avvenuto lungo lo svincolo autostradale Capaci – Isola delle Femmine e cinquantasette giorni dopo, il 19 luglio Borsellino “in un secondo attentato avvenuto nel cuore di Palermo, la città dove entrambi sono nati”. Vent’anni sono tanti se a volgere uno sguardo indietro sono i figli di quelle persone “che seguirono in diretta i tragici avvenimenti di allora”. È proprio per questo precisa l’autore, che il libro accompagnato dalle illustrazioni di Paolo D’Altan è rivolto ai ragazzi, alla loro sete di conoscenza di una storia semplice “e insieme straordinaria di due uomini a cui tutti dobbiamo qualcosa”. Nell’introdurre il volume Melis premette che le pagine del libro a parte l’introduzione non indugeranno sulle vicende professionali dei giudici Falcone e Borsellino, sull’altissimo contributo che diedero alla lotta contro la criminalità organizzata, sul “difficile ambiente in cui operarono” e sul loro comune destino di uomini soli consapevoli di ciò che li aspettava.
Le pagine si soffermeranno invece sull’infanzia e sull’adolescenza di Giovanni e Paolo, aspetto “non meno significativo e importante” perché sostiene Melis è soprattutto da giovanissimi che si sceglie da che parte stare e i bambini lo intuiscono istintivamente. Che tipo d’infanzia è stata quella dei giudici Falcone e Borsellino che erano nati a pochi giorni l’uno dall’altro nello stesso quartiere del capoluogo siciliano la Kalsa che in lingua araba significa città eletta? “Cosa hanno fatto in anni significativi, che “hanno contribuito più di altri alla formazione della loro personalità?”. Per la realizzazione di questo libro è stato fondamentale “l’aiuto insostituibile” di Maria Falcone e Rita Borsellino. “Tra tutti i fratelli, io e Paolo eravamo i più simili. E anche se ero più piccola di lui, mi permetteva di entrare nella sua camera, mi ammetteva ai suoi giochi”.
“Tu da bambino cosa facevi? Chi erano i tuoi compagni? Come giocavi?”. Era questa la prima domanda che Paolo Borsellino rivolgeva al mafioso incarcerato “invece di interrogarlo subito sui reati di cui si era reso colpevole” giacché il giudice palermitano “era convinto che nella formazione di un adulto, non di rado, e nella sua scelta da che parte del mondo stare, se da quella delle persone oneste o da quella della violenza e del male, avevano una grande importanza anche le esperienze compiute da bambino e da ragazzo”.
Il giorno della nascita di Giovanni Falcone avvenuta il 20 maggio del 1939 una colomba bianca era entrata nell’abitazione di via Castrofilippo di proprietà del dottor Arturo, padre del nascituro, che dirigeva il Laboratorio clinico di Igiene e Profilassi della provincia di Palermo. “La colomba non fuggì mai via, anche quando lasciavamo la finestra aperta”. Il bambino una volta cresciuto dimostrava un coraggio singolare, le sue passioni erano i soldatini di piombo e le spade di legno, i fumetti di Gim Toro e di Pecos Bill. Giovanni amava isolarsi in camera sua leggendo I Tre Moschettieri, I ragazzi della via Paal, Il Conte di Montecristo. “Pensando ai nostri genitori, l’unica parola con cui posso definire il rapporto di incessante e assoluta dedizione che esisteva tra loro, e tra loro e noi figli, è amore” ricorda Maria Falcone. Appena trecento passi dividevano il palazzo di via Castrofilippo in cui abitava la famiglia Falcone e il numero 57 di via Vetriera, dove era nato Paolo Borsellino da Diego e Maria Lepanto entrambi farmacisti la cui farmacia era una delle più antiche di Palermo. “Irrefrenabile fantasia”, “insaziabile curiosità” (“mia madre ci nutriva di romanzi, ce li dava in pasto e noi li divoravamo”) e “particolare sensibilità” che “gli consentiva di leggere nel cuore della gente”. Erano queste le caratteristiche del piccolo Paolo, animato da “un profondo sentimento religioso” che da adulto scelse di studiare Giurisprudenza perché “aveva un grande senso della giustizia”.
Un libro che è una lezione civile che ricorda due bambini normali, sereni, tenaci, coraggiosi, due grandi uomini non eroi, ma semplicemente Servitori dello Stato nel senso più alto del termine. Non stupisce il fatto che alla XXV Fiera del Libro di Torino un lungo applauso sia stato riservato all’incontro (presenti 1200 persone, per lo più giovani) dedicato alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. “Non dovete ricordare Giovanni come un eroe, ma come un uomo normale. Perché gli uomini si possono imitare, mentre imitare gli eroi è molto difficile”.
A margine dell’articolo segnaliamo la mostra fotografica Il silenzio è mafia. Falcone e Borsellino vent’anni dopo, allestita a cura di Franca De Bartolomeis e Alessandra Mauro a Roma Palazzo Incontro, via dei Prefetti 22, dal 21 maggio al 9 settembre 2012 e Il tempo della lotta alla mafia. Lezioni civili in ricordo di Falcone e Borsellino e di tutte le vittime della mafia, una serie di incontri che l’Amministrazione Provinciale promuove dal 21 maggio al 19 luglio nella stessa sede.
Alberto Melis è insegnante, giornalista e scrittore di libri per ragazzi. Con Il Battello a Vapore ha pubblicato molti romanzi, tra cui Il segreto dello scrigno, Una bambina chiamata Africa, Giù le mani dal mio gatto e Kamu dei lupi.
Autore: Alberto Melis
Titolo: Da che parte stare. L’infanzia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
Editore: Piemme Junior
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: 10 euro
Pagine: 128