Perché si comincia a scrivere? O meglio, quand’è che l’angelo letterario tocca la vita di uno scrittore? (Ma è davvero un angelo, o piuttosto un demone delle ossessioni?).
Questa è la domanda alla quale cerca di dare risposta di Halfon in una miscela ben riuscita che unisce l’indagine autobiografica (Quando ho cominciato io a scrivere? Non ne sono così sicuro.), il block notes (Alcune idee sparse per un possibile racconto sulle origini letterarie di Jorge Luis Borges:), l’inchiesta letteraria (Halfon: In che momento hai iniziato a scrivere Sergio?) e la narrativa (Vide l’inglese seduto al bancone che beveva confidenzialmente con una prostituta.).
Le premesse sarebbero quelle di un saggio di critica letteraria ben costruito sugli aneddoti. Premesse del tutto (e fortunatamente) smentite perché questo non è un saggio, e nemmeno una raccolta di racconti, ma è in tutto è per tutto un romanzo, costruito sui piccoli momenti che danno sostanza alla vita e all’ispirazione, un gioco di scatole dalla scrittura leggera. Un romanzo che è un puzzle di romanzi, perché questo libro si tiene su un filo che lega le storie di Hermann Hesse, Raymond Carver, Ernest Hemingway, Ricardo Piglia e Vladimir Nabokov. Halfon si avventura in cinque viaggi di esplorazione alla ricerca di quell’attimo che ha dato vita alla scrittura e nel viaggio si cimenta con inaspettata grazia in cinque scritture diverse che ridanno a ogni scrittore il tono della propria voce. È come se di capitolo in capitolo fossero Nabokov o Piglia o Hesse a prendere in mano la penna di Halfon e a dettare la scrittura del racconto.
Ray dà da mangiare ai figli, se ne sta appoggiato alla parete di una lavanderia mentre legge Čhecov, tiene d’occhio un vecchietto che fa il bucato e che gli ricorda suo padre (A malapena gli bastarono i soldi per pagare tre hamburger. Bevvero acqua. Doveva tenere da parte alcune monete per altre commissioni. Ogni volta che i suoi figli alzavano la voce, sentiva le pulsazioni di ogni sillaba nella sua tempia destra.). Hermann corre tra le sequoie, cattura le libellule, ruba i fichi al mercato, sempre alla ricerca di un folletto dei boschi finché non sarà il folletto a trovare lui (Fin da piccolissimo, ha sentito una profonda insoddisfazione verso ciò che gli altri sono soliti chiamare realtà. […] Vuole stregarla, trasformarla potenziarla.). Ernest cerca la scrittura per le strade di Parigi, prende libri in prestito dalla libreria di Sylvia Beach e tira di boxe con Ezra Pound (Dal letto, mentre leggeva nudo, lanciava bucce di mandarino verso il fuoco. […] Appoggiati per terra, a portata di mano, c’erano un portacenere pieno di mozziconi, una bottiglia di vino e un largo bicchiere di vetro.). Infine c’è Halfon, e la storia di questo manoscritto, del libro che state leggendo, e di come lui stesso sia stato toccato dall’angelo letterario.
È mai possibile che alcuni scrittori siano solo caduti, quasi accidentalmente, nel pozzo della letteratura? Starò cercando qualcosa di troppo irreale, di troppo ipotetico? Forse potrei dire che il momento del risveglio letterario delle persone è fittizio come tutto ciò che cercano di narrare durante la vita. Forse potrei dire che questo progetto è un fiasco, ma è meglio che non lo dica.
Eduardo Halfon è nato nel 1971 a Città del Guatemala. Collaboratore della rivista «Granta», nel 2007, al Festival Hay di Bogotá, è stato considerato uno dei migliori giovani scrittori del Sudamerica. La sua opera è pubblicata in Spagna, Portogallo, Serbia, Olanda, Francia e America. L’angelo letterario, pubblicato da Anagrama, è stato finalista del premio Herralde de Novela.
Autore: Eduardo Halfon
Titolo: L’angelo letterario
Editore: Cavallo di Ferro
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: 15,50
Pagine: 160