Con “Il profanatore di biblioteche proibite” di Davide Mosca (Newton Compton 2012), l’autore da sempre appassionato di storia antica ci conduce all’interno di uno dei misteri più avvincenti della storia dell’umanità.
“Una confraternita custodisce da quasi ventinove secoli il segreto riguardante le origini di Roma… ”.
Qual è l’autentico nome di Roma e per quale motivo è sempre stato tenuto nascosto? “Quello che possiamo chiamare il primo giorno dell’Urbe rappresenta uno dei più strabilianti misteri della storia”. Il thriller, che si trova nella Top Ten dei libri più venduti, ha inizio dall’incontro tra il Prof. Lazzari, uno dei massimi esperti delle origini di Roma che ha abbandonato clamorosamente i suoi studi, e un misterioso personaggio che si fa chiamare il Colonnello.
“Duemilasettecentosessantaquattro anni fa, per la precisione. Secondo la leggenda, Roma fu fondata proprio il ventuno aprile del 753 avanti Cristo… I misteri sulla fondazione della più grande città di tutti i tempi hanno ossessionato lei e migliaia di altri che l’hanno preceduta”. Il Colonnello al servizio di una società segreta denominata Fondazione SigmaPiTau “una sorta di cenacolo di mecenati, persone oltremodo ricche che hanno deciso di impegnarsi attivamente per la società” è stato incaricato da quest’ultima di reclutare Lazzari per rintracciare il vero nome di Roma insieme al lituo “un particolare oggetto usato durante il rituale di fondazione di Roma” ossia “il bastone sacro con cui Romolo fondò la città”. La proposta del Colonnello è allettante per il professore, giacché “noi le mettiamo a disposizione gli strumenti tecnici e finanziari per riuscirci, per realizzare il sogno della sua vita. Non si può rifiutare la vita, chi la rifiuta muore”. Una sfida per Lazzari che ama passeggiare lungo la spiaggia di Cesenatico, piccola città di mare dove si è rifugiato ripensando a “come sarebbe stata più godibile la sua vita se non avesse perso così tanti anni dietro ai suoi sogni”. Un mysterium tremendum (mistero che fa tremare) da decifrare, che nel corso dei secoli ha impegnato le menti più geniali nel tentativo di chiarire l’enigma millenario riguardante la Città Eterna e la sua fondazione. Ab Urbe Condita. “Condere” significa “fondare”, ma anche e soprattutto “nascondere”. Coadiuvato da Artemisia che porta il nome di “una grande regina dell’Asia Minore” affascinante adepto della società segreta, Lazzari percorre la Penisola in un coinvolgente viaggio tra rovine, biblioteche sotterranee, leggende e antichi reperti non senza però insidie e pericoli mortali.
Davide Mosca è un narratore di talento di storie arcaiche e di antiche leggende, che conosce bene grazie ai suoi studi classici e che sa rendere accessibili a tutti. Dopo aver letto tutto di un fiato questo thriller dalla scrittura elegante e scorrevole, le vestigia di Roma Caput Mundi ci appariranno sotto uno sguardo nuovo, ancora più affascinante. Quella “città per eccellenza” la quale “ha rappresentato tanto nell’immaginario collettivo e con la quale qualsiasi impero o potentato o democrazia sia venuto dopo, si è ispirato e confrontato”.
Davide, quando ha iniziato ad appassionarsi a uno dei più “affatturanti misteri della storia universale, cui si sono interessati illustri personaggi”? Fin dai tempi dell’Università… un segreto così importante e così misconosciuto ai giorni nostri, mi pareva incredibile che nessuno più se ne occupasse. Ma ci sono voluti diversi anni perché l’idea germogliasse in un romanzo.
“Tutte le fonti antiche sono concordi nel ritenere che la città avesse un nome segreto che non poteva essere né pronunciato né tanto meno rivelato. Un nome che nessuno ha mai osato mettere per iscritto”. Per quale motivo è così importante riuscire a decifrare il vero nome di Roma? Scoprire il vero nome di Roma significherebbe fare luce sulla nascita di quella che è stata probabilmente la città più importante di ogni tempo, sul suo fondatore e sulla sua vera divinità, anche questa mantenuta segreta; ci permetterebbe inoltre di evidenziare il filo rosso che sembra collegare tutte le antiche civiltà. Esistono, infatti, incredibili analogie tra la nascita di Roma e la Pasqua, sia ebraica sia cristiana.
Considera il Prof. Lazzari come il Suo alter ego? No, però gli ho trasmesso alcune patologie…
“Prima di correre a cercare risposte, vivi bene le tue domande”. L’efficace pensiero di Rainer Maria Rilke, che ha posto all’inizio del volume, è la frase che ha guidato tutti i Suoi studi? Sì, volevo un romanzo onesto, che non prendesse in giro nessuno. Offro ai lettori importanti e irrisolte questioni storiche senza ricorrere a fantasiose interpolazione. Ci tengo a precisare che le fondamenta del romanzo sono tutte documentate: è vero che il nome di Roma era un altro, così com’è vero che esisteva una confraternita segreta che lo custodiva, così com’è vera l’esistenza dell’Epoptidon, questo perduto volume sui misteri dell’Urbe.
“Gli anni non si perdono ma si investono”. Condivide la teoria del vecchio Professore di Esegesi delle Fonti Antiche di Lazzari? Alla fine della vita si svela la trama dell’esistenza di ciascuno e, credo, tutto il tempo speso bene è quello regalato agli altri.
Davide Mosca è nato a Savona nel 1979. Laureato in Storia antica con una tesi sulla fondazione di Roma ha lavorato per importanti Case Editrici. Ora collabora con la rivista Riza Psicosomatica. È autore di numerosi romanzi storici. Il profanatore di biblioteche proibite è 9° nella classifica generale e 6° nella classifica di narrativa italiana con sei edizioni in una settimana.
Autore: Davide Mosca
Titolo: Il profanatore di biblioteche proibite
Editore: Newton Compton
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: 9,90
Pagine: 320