Michael Ondaatje, scrittore cingalese naturalizzato canadese, nato nel ‘43 da una famiglia di origini olandesi, noto a molti grazie al film Il paziente inglese tratto da un suo romanzo, con L’ora prima dell’alba, si cimenta con una narrazione che lascia immaginare traslati e risonanze autobiografiche.
È la storia di un bambino undicenne che nel 1954 s’imbarca nella nave Oronsa, a Ceylon, per un viaggio attraverso l’Oceano che lo porterà dall’altra parte del mondo, in Inghilterra, per ricongiungersi alla madre.
Storia abbastanza disinteressata all’intreccio, alla trama, e molto invece all’esplorazione minuta di atmosfere e stati d’animo, di uno spazio-tempo particolarissimo. Da una parte l’infanzia, ripercorsa con un racconto in prima persona, dall’altra la traversata che da Colombo a Londra farà della nave il centro mobile di una specie di iniziazione alla vita.
Ma benché l’autore lo smentisca, il piano autobiografico, del libro di memorie L’ora prima dell’alba ha il passo lento, indulgente verso la descrizione di momenti apparentemente irrelati fra loro, di scene brevi (con capitoli di pochissime pagine), l’uso eccessivo e non proprio vivacissimo dell’imperfetto.
Il piano della concatenazione narrativa (di un plot che in effetti non c’è) non era evidentemente ciò che interessava all’autore, concentrato invece sul grado di affluenza emotiva degli episodi in un legame più profondo: la scrittura in filigrana di un passaggio verso un’età meno ingenua ma assiduamente sensibile. Il viaggio insomma configura un possibile sorgivo percorso di conoscenza del mondo. Che poi troverà riscontri e smentite nella vita adulta del narratore. Così che emerge una correlazione fra gli episodi più simbolica che narrativa in senso stretto – secondo un’orizzontalità di microeventi che chiama in causa molti personaggi, passeggeri della nave, bambini come lui intanto, e altre figure più o meno bizzarre, specie quelle riunite intorno a un preciso gruppo di commensali riuniti intorno al così chiamato “tavolo del gatto”, e a uno strano misterioso individuo tenuto nascosto negli anfratti dell’imbarcazione e fatto riemergere di soppiatto per lo stupore trepidante dei bambini.
La parola chiave dunque è “scoperta”, dagli adulti il mondo si rivela ai bambini attraverso tracce nebulose, forse menzognere – non senza spunti da romanzo dickensiano. Ma il ritmo è un po’ lento per essere un vero romanzo di avventura. E Conrad è un nume inarrivabile. La prosa risulta in certi momenti dilatata e un po’ ampollosa, con qualche rischio di “poeticismo” e caduta di tensione.
Il ragazzo assieme ai suoi coetanei cerca di carpire i segreti del mondo adulto, è attento a ogni sussurro, sguardo, gesto. Non tutto è decifrabile, l’incanto delle cose prende il sopravvento, com’è giusto; inoltre, la gioia della scoperta può costringerti a una verifica amara, col tempo, le sensazioni si accumulano e la percezione delle cose, in quelle condizioni, nella sospensione di un lungo viaggio per mare è ricca di momenti felici ma potenzialmente ingannevoli.
Michael Ondaatje è nato a Colombo, a Ceylon (oggi Sri Lanka) nel 1947, da una famiglia di origini olandesi. Dopo gli studi in Inghilterra, si è trasferito in Canada. Vive a Toronto e insegna alla New York University.
Tra le sue opere Garzanti ha attualmente in catalogo i romanzi Nella pelle del leone(1990), Il paziente inglese (1992), Buddy Bolden’s Blues (1995), dedicato a un trombettista jazz della New Orleans d’inizio secolo, Aria di famiglia (1997), la storia dei suoi genitori e della loro vita nella magica Ceylon coloniale, e Lo spettro di Anil (2000).
Ma Ondaatje è anche autore di diverse raccolte poetiche, in particolare The Dainty Monsters (1967), The Man with Seven Toes (1969), Rat Jelly (1973), There’s a Trick with a Knife I’m Learning to Do (1979) e The Cinnamon Peeler (1989); la più recente,Manoscritto, è stata pubblicata da Garzanti nel 1999.
Autore: Michael Ondaatje
Titolo: L’ora prima dell’alba
Editore: Garzanti
Anno: 2012
Pagine: 255
Prezzo: 18,60 Euro