C’è una complessa alchimia nella scrittura di Alessio Dimartino, uno strano miscuglio di gergo popolare e vita vissuta, di linguaggio forbito e decadenza da venerdì sera passato in un pub, c’è un profilo alto e un profilo talmente basso da far tremare i polsi. I personaggi de “Il professore non torna a cena” (Giulio Perrone) vivono in un ritmo veloce e cardiopatico.
I protagonisti del libro, che sarà presentato a Roma il 29 Febbraio alla Feltrinelli di Via del Babbuino, non sono stereotipi generazionali o figure già viste, sono esseri originali, che fanno del superamento delle regole motivo di vita e di crescita interiore.
Sergio trentenne con un lavoro fisso e la Rossa estremista di sinistra che progetta la rivoluzione tramite l’uccisione di un professore che gira senza scorta in bicicletta, sono due essere che vivono ai margini della loro interiorità, non riescono o non vogliono trovare il senso del tutto, la ragione che li tiene in vita.
Entrambi camminano con umana precarietà nelle loro vite e Sergio per trovare un diversivo si fa licenziare e intensifica la frequentazione del pub sotto casa e inizia a tenere un diario quotidiano, scrivendo inizialmente senza voglia, ma riscoprendo lentamente una passione mai sopita che diventa motivo di vita. In questo istante la Rossa entra nella sua vita e nella sua penna, unendo gli interrogativi che coronano una vita intera e sovrapponendo i piani narrativi per un unico finale, inatteso e sorprendente.
E’ una scrittura anarchica quella di Dimartino, che scava nell’anima delle idee e della ragione, che non lascia un attimo al lettore per dire dove sta andando, un libro che unisce complessità interiore e complessità sociale, che tocca i temi dell’eversione politica e dell’eversione interiore, che fanno rima e assonanza. Una storia semplice e discreta, magari uguale a tante, magari Sergio è quello della porta accanto, che di giorno si uccide di un lavoro che non ama e di notte tira fuori la sua arte, perché la notte per Dimartino diventa una dimensione ideale, come per Céline e Bukowsky diventa amplificatore dei propri pensieri, un terreno da percorrere senza esitare. E’ di notte che Sergio si perde in un pub ed è di notte che i tanti interrogativi si dipanano sotto il peso dell’inchiostro che passa sulla carta. E di notte che noi consiglio di leggere questo libro che amplifica domande, risposte e ci fa sentire più vivi.
Alessio Dimartino è nato a Roma, dove tira a campare tra il lusco e il brusco. Ha pubblicato il suo primo romanzo, Tutti vivemmo a stento nel 2010. Questo è il suo secondo. Decisamente migliore del primo. Lui spera.
Autore: Alessio Dimartino
Titolo: Il professore non torna a cena
Editore: Giulio Perrone
Anno di pubblicazione: 2012
Pagine: 328
Prezzo: 15 euro
Articolo di Massimiliano Coccia