Odoya si conferma (assieme al marchio Libri di Emil) casa editrice di spiccata vocazione enciclopedica, come testifica la serie di monografie che ha realizzato per sviscerare, sin dalle origini ed in ogni articolazione, qualsiasi tipo di argomento e materia, dalla storia di un popolo o di un’area geografica, alla storia ed evoluzione dei costumi sociali e delle multinazionali economiche. Negli ultimi due mesi, ne ha pubblicate di molto interessanti da meritare sicuramente l’attenzione del pubblico di Meglio Possibile.
La più attuale, purtroppo, per la tragedia della nave da crociera “Costa Concordia”, è “Storie di Naufragi” curato dalla giornalista Laura Mazzolini che raccoglie l’eredità documentale di Louis Deperthes, illuminista e bibliofilo che collezionò i diari di bordo, le carte nautiche e le narrazioni di storie vere di naufragi e svernamenti per farne un’opera in tre volumi, pubblicati dal XV al XVIII Secolo. L’opera dello scrittore-illuminista vide la luce nel 1789: questa edizione va a ripercorrere i racconti di Deperthes, mantenendo l’atmosfera che trapela nelle storie di viaggi e l’interesse dell’autore per le estreme condizioni di vita dei marinai e degli esploratori.
Ma ancora più interessanti è, forse, “Storia delle Epidemie“, anch’esso ricco di illustrazioni (foto, mappe, manifesti e dipinti) in bianco e nero. In 340 pagine, infatti, l’epidemiologo brasiliano Stefan Cunha Ujvari ripercorre con rigore scientifico la storia delle epidemie, dei contagi di massa mortali che si sono abbattuti sin dagli albori dell’umanità: dalla peste di Atene nel V secolo a.C. alla peste nera del Medioevo, dalla venerea sifilide al colera diffusosi durante la Rivoluzione industriale, fino all’Aids, all’Ebola e alle armi biologiche.
Una storia dolorosa e macabra ma che rilegge, contemporaneamente, gli inimmaginabili progressi che l’uomo ha compiuto proprio per sconfiggere le malattie più devastanti ed assicurare alle generazioni future una qualità ed una durata di vita più alta.
L’insorgenza di ogni grande epidemia ha costantemente modificato le civiltà e il loro sviluppo sociale, economico e politico, ma anche, e soprattutto, il loro rapporto con il divino, per lungo tempo inteso come forza punitiva per i peccati commessi. Nulla di più falso, come l’autore ben chiarisce attraverso esempi e fonti storiche: è infatti l’uomo stesso il principale responsabile della comparsa e della diffusione degli agenti di contagio. Specialmente nei primi capitoli della ricerca, l’autore analizza e smonta i falsi miti che sono stati creati con la superstizione e la religione e che, per troppo tempo, hanno frenato il progresso medico-scientifico. Ma anche nell’ “era del progresso” spesso la mitologia – che ai nostri tempi utilizza le armi dell’allarmismo ingiustificato, della disonestà e corruzione scientifica o della manipolazione mediatica – ha sostituto il rigore scientifico. Nell’ultimo capitolo dedicato ai giorni nostri, infatti, l’epidemiologo brasiliano oltre a classificare i pericoli del presente e del futuro, cerca di svelare le inesattezze, se non le menzogne (delle multinazionali farmaceutiche) con cui si sono creati casi che non poggiavano su basi scientifiche (mucca pazza, influenza aviaria, ecc.).
“Storia delle Epidemie” si può considerare anche un libro di ampio respiro geografico, oltre che storico: dalle foci del Nilo al Brasile, dall’Europa agli Stati Uniti, da Oriente a Occidente, ogni morbo viene qui reso oggetto di analisi e descrizione, per capire la sua profilassi e dunque meglio combatterlo.
Con “Passarono di Qui”, invece, Odoya ribadisce (e ne siamo felici) l’interesse privilegiato per la dolorosa storia degli indiani d’America. In questo libro, infatti, si ricostruisce dettagliatamente la lunga e tenace lotta dei capi delle tribù nomadi dell’America settentrionale per formare una nazione unita o una grande confederazione di genti, capace di parlare “con autorità o con una voce sola e potente” in difesa dei propri diritti, per la sopravvivenza di civiltà e culture minacciate da un’aggressione crudele. Grazie a un lavoro di ricerca durato più di cinque anni, attraverso consultazioni di studiosi, testimonianze e documenti, lo scrittore (ed editore) Mario Monti ricostruisce gli avvenimenti, la vita, gli usi e i costumi di più di cento tribù e famiglie indiane, dai Cheyenne ai Black Foot, dai Nez Percé ai Sioux.
“Passarano di Qui” si va aggiungere, quindi, ad altri titoli come “Storia della Conquista del West”, “Storia degli Indiani d’America” o “La Questione Indiana” (Libri di Emil) che vogliono far riconoscere e ricordare la strage di popoli nativi che accompagnò l’espansionismo dell’impero americano. Nonostante si tenti di relegarla al “passato della guerra”, dove era normale e “legge” uccidere per invadere e conquistare, la “questione indiana”, infatti, resta ancora aperta e non potrà mai chiudersi, anche perché, nonostante stragi e massacri, le tribù indigene sono sopravvissute alla tecnologia omicida ed alla malattie dei bianchi, sebbene ridotte ad una invisibile minoranza. Eppure, ancora oggi, provano a farsi sentire, a reclamare il diritto di sovranità o, almeno, il diritto di non essere dimenticate, assieme alla sofferenza, alla brutalità, al razzismo ed alle ingiustizie che sono state costrette a subire.
Fra le prossime uscite di Odoya, segnaliamo in particolare: “L’Impero dei Gangster” (dell’America post-depressione), “Storia dei Freaks” (i “mostri” del circo), “Storia del Movimento Operaio negli Stati Uniti” (dal 1861 al 1955) e “Storia delle Eresie”.
Tutti questi titoli confermano come Odoya sia in grado di spaziare sui più disparati ambiti ed argomenti, tanto per accontentare ogni gusto e curiosità. Il suo principale pregio è quello di sforzarsi nel decodificare tematiche e problematiche molte complesse in testi comprensibili a qualsiasi tipologia di pubblico, nella promozione, quindi, di una saggistica il più possibile divulgativa.
*Articolo di Lorenzo Aurora