Dario Asfar, l’Ebreo Errante

il-signore-delle-animeDare e ricevere, l’eterna lotta per la sopravvivenza, il doloroso cammino di un uomo che viene “da così lontano, da così in basso… ”. È “Il signore delle anime” di Irène Némirovsky (Adelphi, 2011) l’ultimo romanzo pubblicato della grande scrittrice, maestra nello scavare a fondo nell’animo dei suoi personaggi.

Il dottor Dario Asfar ”figlio di un venditore ambulante” era arrivato in Francia da uno dei tanti scali del Levante cioè tutte quelle città e quei porti commerciali del Medio Oriente, dove nel periodo tra le due guerre si decidevano i destini degli uomini. “Di sangue greco e italiano”, nato in Crimea misero levantino” e con “lineamenti che non sono della gente di qui Dario possedeva una sete di rivalsa nei confronti del mondo. “Non si sentiva a casa sua in nessun posto”. Nella Francia degli anni Venti del XX secolo il medico Asfar era definito métèque meteco immigrato, sinonimo di apolide, straniero ed ebreo. Sceso dalla passerella della nave, il corsaro Dario era andato all’arrembaggio facendosi strada attraverso la sua professione ma i ricchi francesi si servivano di lui disprezzandolo e guardandolo con sospetto. “Appartengo a una razza, levantina, oscura… a una stirpe di affamati… ”.

Dall’estrema povertà a Nizza condivisa con la moglie Clara e il figlioletto, dove “faceva la fame e aveva le tasche vuote e le suole bucate come quando era ragazzo” questo novello Faust nell’arco di quindici anni sarebbe passato dallo stato di “medicastro straniero” a quello di “signore delle anime” in un mondo a lui avulso composto di ricchi conformisti che vedevano in lui un capriccio, la moda del momento. Dario Asfar resterà sempre un emarginato, un meteco nell’antisemita e selettiva società altoborghese francese che stava per entrare nella trappola della II Guerra Mondiale. Homo homini lupus con queste parole il filosofo inglese Thomas Hobbes nel XVI secolo identificava la natura egoistica dell’uomo dominata da sopraffazione e istinto di sopravvivenza. Da allora nulla è cambiato. “Credo che il mio destino era di essere un mascalzone, un ciarlatano, e che così sarà. Non si sfugge al proprio destino”.

Le maitre des ames fu pubblicato a puntate tra il maggio e l’agosto del 1939 sul settimanale politico e letterario parigino Gringoire che all’epoca tirava mezzo milione di copie con il titolo Echelles du Levant Gli scali del Levante. Nel redigere questo romanzo crudele e aspro e la figura carica di umanità di Asfar, il cui cognome in arabo significa viaggiare, l’autrice ha paragonato la propria ascesa letteraria nella Francia degli anni Venti all’ascesa sociale di Dario. “Vivo della follia e dell’avidità degli altri”. Entrambi provengono da un paese lontano l’Ucraina, anche se Irène “non proviene dallo stesso fango di Asfar” e giungono in una terra straniera che non li accetta. “… vengo dalle tenebre, dal fango della terra”. Ricordiamo che la Chiesa nel 1939 “accorda il battesimo a Irène Némirovsky, ma lo Stato le nega la naturalizzazione” come scrivono nelle pagine finali Olivier Philipponat e Patrick Lienhardt. Per quanto riguarda l’accusa di antisemitismo che venne rivolta all’autrice, gli autori della Vie de Irène Némirovsky (1) spiegano che “gli ebrei nei romanzi di Irène Némirovsky, non sono carne da pamphlet: sono la sua madeleine, potenti vettori di immaginario”. Infatti, in tutta la produzione letteraria della scrittrice russa, ucraina, slava che amava scrivere in lingua francese, perché la considerava la sua lingua “il tropismo ebraico dei suoi romanzi dimostra un rovello costante”, un continuo mettersi in discussione. “Dio mio, cosa mi combina questo paese?” È il grido di dolore di Irène quando la Francia emana il primo Statut des Juifs Lo Statuto dei Giudei nell’ottobre del ’40. Indimenticabile Dario che diventato psicologo di fame decide a sangue freddo di restituire tutto il male che ha ricevuto non dimenticando di quando tanti anni prima aveva strappato il titolo di medico all’Occidente “non come un dono ricevuto dalla propria madre, ma come un pezzo di pane rubato a un’estranea”. Quindi Dario Asfar da preda diventa cacciatore una volta che ha scoperto cosa si cela dietro lo splendore del bel mondo parigino riassumendo su di sé le vesti della canaglia, del “miserabile vagabondo” e dell’Ebreo Errante, quella figura della mitologia cristiana che secondo alcuni rappresenta la personificazione metaforica della Diaspora del popolo ebraico. Commuove e fa venire i brividi il ricordo del piroscafo tedesco Saint Louis, salpato da Amburgo, nel quale 930 passeggeri di nazionalità ebraica cercarono inutilmente di sfuggire alle persecuzioni tedesche. La loro odissea terminò nei campi di concentramento nazisti. Era l’estate del 1939 e pochi giorni prima dello scoppio della II Guerra Mondiale ad agosto veniva pubblicata l’ultima puntata de Echelles du Levant apparso in volume solo nel 2005. “Sì, voi che mi disprezzate, ricchi francesi, fortunati francesi, quel che volevo era la vostra cultura, la vostra morale, le vostre virtù, tutto ciò che è superiore a me, diverso da me, diverso dal fango in cui sono nato!”.

(1) Olivier Philipponat e Patrick Lienhardt hanno pubblicato Vita di Irène Némirovsky (Adelphi 2009)

Irène Némirovsky nacque a Kiev, in Ucraina l’11 febbraio 1903 da una ricca famiglia ebraica. Il padre, di origini francesi, era uno dei più potenti banchieri russi dell’epoca. Sin dalla propria adolescenza iniziò ad appassionarsi alla letteratura. Quando scoppiò la Rivoluzione Russa nel 1917 tutta la famiglia Némirovsky abbandonò San Pietroburgo per rifugiarsi in Francia, dove la scrittrice trascorse anni felici fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Il suo primo romanzo David Golder ottenne un grande successo. Nel 1926 sposò l’ingegner Michel Epstein e da questa unione nacquero due figlie. Quando l’antisemitismo si fece sempre più minaccioso, Irène decise di farsi battezzare insieme alle proprie figlie ma nonostante ciò fu arrestata nel luglio del 1942 e deportata nel campo di concentramento di Auschwitz, dove morì di tifo un mese dopo. La stessa sorte toccò al marito gasato appena giunto nello stesso campo di sterminio nello stesso anno. I libri di Irène Némirovsky sono tutti pubblicati da Adelphi. Citiamo Il ballo (2005), Suite francese (2005), David Golder (2006), Jezabel (2007), I Cani e i lupi (2008), Il calore del sangue (2008), I doni della vita (2009), Due (2010), Il malinteso (2010), Il vino della solitudine (2011).

Autore: Irène Némirovsky
Titolo: Il signore delle anime
Editore: Adelphi
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 18 euro
Pagine: 233