Pagine ricche di una suspense che non ha nulla da invidiare ai migliori thriller americani, da Prospettiva editrice. Con l’uscita di “Dio a perdere“, Giovanni Nebuloni è al suo quarto romanzo. Eppure in una recente intervista ha dichiarato di non sentirsi affatto uno scrittore, ma di ritrovarsi maggiormente nella definizione, forse un po’ romantica, di “artista artigiano“.
Se questo potrebbe far sembrare che l’autore voglia prendere le distanze dalla letteratura mainstream contemporanea, a una lettura attenta del libro emerge che, in realtà, il suo intento è esattamente l’opposto: avvicinarsi a tutti, senza allontanarsi da nessuno. È con queste premesse che si apre l’action-thriller “Dio a perdere” (Prospettiva editrice, 2011) che evidenzia sin da subito uno stile ben lontano e diverso da quello degli scrittori contemporanei. La voce dello scrittore si distingue dal coro grazie a uno sperimentalismo volto alla ricerca di una comunicazione decisamente cinematografica.
Un linguaggio immediato, scorrevole, che rende tangibili i fatti narrati. Un uso della lingua che, secondo la prefazione di Michele Guendalini, deriva da Dante e si sposa con la grinta e la durezza dei migliori film d’azione hollywoodiani.
Il romanzo è incentrato sul concetto di Dio e sul rapporto che l’essere umano instaura con questa entità sconosciuta. «Non potendo fuggire da se stessi, molti si creano una via di fuga duplicando se stessi. Proiettano se stessi in un altrove, su una specie di schermo virtuale e interpretano quella figura, quel sé uscito da sé, fuggito come un ectoplasma dal sé reale, come Dio. Un essere, un’istanza superiore perché il sé proiettato, Dio, ha consentito al sé reale, l’io, di sdoppiarsi, e fuggire. Altrimenti, l’io non sarebbe stato in grado di farlo da solo. Non avrebbe saputo fuggire dal luogo inaccessibile che è il proprio io».
Da queste parole viene fuori la concezione nebuloniana di Dio, particolarmente lontana dai principali culti religiosi. Cristianesimo, buddhismo e islamismo si basano sull’adorazione di un’entità spirituale di natura superiore rispetto all’uomo, posta al di sopra di lui. Un essere onnisciente, presente in ogni dove, che governa e giudica la nostra vita. L’autore, attraverso una visione religiosa fortemente “umanistica”, vuole presentarci un Dio inteso come continuazione dell’uomo, un suo “doppio”. L’uomo, infatti, credendo in una figura spirituale che governa il suo destino, si avvicina sempre più al concetto di Dio, diventa egli stesso Dio, perché riempie da solo lo spazio riservato all’immagine divina in cui è necessario credere nel corso della propria vita.
Giovanni Nebuloni vive e lavora a Milano. È traduttore da varie lingue e collabora con diverse riviste. Dopo “La polvere eterna” nel 2007, “Il disco di Nebra” e “Fiume di luce” nel 2008, “Dio a perdere” è il suo quarto romanzo pubblicato..
Autore: Giovanni Nebuloni
Titolo: Dio a perdere
Editore: Prospettiva editrice
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 12 euro
Pagine: 242
*Diritti dell’articolo di Marika Balzano (si ringrazia Bottega editoriale)