Dopo l’esperienza dell’auto biografiaper parole ed immagini “Gaber. L’illogica utopia” Guido Harari riprende con “Quando parla Gaber” (Chiarelettere 2011) la sua personale esplorazione dell’universo gaberiano.
E lo fa con una sorta di “breviario irreligioso” (é la definizione dello stesso autore) in cui, attraverso la riproposizione di interviste, manoscritti, appunti, registrazioni di incontri con il pubblico in teatro, tratti dall’archivio della Fondazione Gaber, offre un quadro del pensiero con le intuizioni e, soprattutto, le domande provocatorie del “filosofo ignorante”, un utopista che, ad otto anni dalla sua scomparsa, può ancora parlare all’Italia di oggi. Il lettore potrà ritrovare sani dubbi abbandonando false certezze “per uscire così dall’anestesia da cui l’Italia pare non volersi destare” – nella quale si ripetono gesti già fatti, non si vive ma si sopravvive – per ripartire alla ricerca di quel luogo del pensiero che l’artista immagina come solo trampolino possibile di un nuovo”umanesimo“.
Il testo si sviluppa per “frammenti” che riguardano soprattutto il periodo dal 1970 al 2002, quello del teatro-canzone, racogliendo le domande “urticanti” sui temi più cruciali dell’artista: la politica, lo Stato, la Chiesa, la famiglia, il dilemma della coppia, il sesso, la televisione, il mercato, l’omologazione culturale, la stupidità dilagante, il berlusconismo. I titoli dei capitoli sono ripresi dai testi di canzoni e monologhi, come il conosciutissimo brano che apre il volume “Secondo me gli italiani” o “L’elogio della schiavitù” ambedue tratti dall’ultimo spettacolo del Teatro canzone portato in scena dal1998 al 2000, oppure “Qualcuno era comunista”, memorabile lamento blues contro ipocrisie, convenienze ed utopie di un’epoca ed altri ancora che certamente cattureranno l’attenzione del lettore.
Nel mettere a fuoco il caleidoscopio intimo di pensieri e parole di Gaber, Guido Harari,”fotografo senza macchina fotografica”, evidenzia tutta l’ansia di un’etica nuova e l’aspirazione, anzi l’appassionata ricerca dell’artista per un individuo nuovo, di cui non ha chiari ancora i tratti, tutto da inventare.
Il testo é impreziosito dalla bibliografia, dalla discografia e dalla videografia di Gaber, a beneficio di coloro che volessero approfondire la conoscenza della sua figura e della sua opera
Guido Harari avvia, agli inizi degli anni settanta, la duplice professione di fotografo e di critico musicale con corrispondenze per la rivista “Giovani” e tenendo una rubrica di recensioni sul mensile “Discoteca Alta fedeltà”. In seguito si afferma come fotografo ritrattista in ambito musicale, firmando moltissime copertine di dischi di artisti italiani ed internazionali, da Claudio Baglioni Vinicio Capossela, Paolo Conte, Pino Daniele, Gianna Nannini, Luciano Pavarotti, Vasco Rossi; Kate Bush, Bob Dylan, Paul Mac Cartney, Lou Reed e Frank Zappa. Nel ’95 pubblica un diario-reportage di una tournè di Paolo Rossi e della sua tribù di comici e, nel 2009, “Mia Martini. L’ultima occasione per vivere” scritto con Menico Carolla. Alla figura ed all’opera di Fabrizio De André, di cui é stato per venti anni uno dei fotografi personali, ha dedicato tre libri. Altro volume piuttosto conosciuto é “The Beat Goes On”, diario fotografico delle avventure letterarie di Fernanda Pivano con artisti ed intere generazioni di autori americani. I suoi lavori sono apparsi su prestigiose testate italiane e starniere, fra le quali Time, The Sunday Times, Sportweek, Specchio, e Stern.
Autore: Guido Harari
Titolo: Quando parla Gaber. Pensieri e provocazioni per l’Italia di oggi
Editore: Chiarelettere
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 12 euro
Pagine: 147